Stava solo cercando di difendere un amico e di tutta risposta lo hanno massacrato di botte e calcio dopo calcio, pugno dopo pugno, lo hanno ucciso, gli hanno spezzato la vita. Gli hanno portato via i sogni, i progetti di un ragazzo di 21 anni come tanti, in pochi e terribili istanti. E’ morto così Willy Monteiro, il giovane di Colleferro entrato nel cuore di tutti, lui che così esile ha dovuto fare i conti con i fratelli Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia (l’unico quest’ultimo ai domiciliari, gli altri sono in carcere). E proprio oggi parte il processo e la parola passa ai quattro imputati, tutti presenti in aula nelle celle di sicurezza.
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Omicidio Willy Monteiro, parlano i fratelli Bianchi al processo
“Ho spinto Willy ma poi si è rialzato. Se gli avessi dato un calcio in petto mi sarei assunto le mie responsabilità, perché lo so quali effetti può avere”. Queste le parole, riportate da Repubblica, di Marco Bianchi, accusato insieme al fratello e agli amici di aver ucciso Willy Monteiro, quella maledetta notte tra il 5 e il 6 settembre dello scorso anno.
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“Ero un semplice ragazzo – spiega Bianchi – lavoravo al bar di mio fratello, ho sempre praticato il mio sport, la disciplina dell’Mma, da quando avevo 9 anni. Una passione di famiglia, visto che il maestro era mio zio, e che volevo fare come lavoro. Una semplice vita la mia, tra casa, amici e palestra”. Marco Bianchi non si sarebbe reso conto di nulla e a detta sua sarebbe andato via a bordo dell’auto, senza sapere che invece Willy era a terra, ormai senza vita.
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