Massacrata di botte con un mattarello perché non aveva guadagnato abbastanza secondo i suoi aguzzini, la cugina di sua madre e il cognato. È stato delineato nei particolari il delitto di Gloria Pompili, la 23enne che la notte tra il 23 e il 24 agosto è stata trovata morta sul ciglio della strada dei Monti Lepini all’altezza di Prossedi. La rabbia dei due si era sfogata sulla ragazza, colpevole di non aver portato i soldi sperati dai due “protettori”, davanti agli occhi dei due figli di Gloria, testimoni dell’agonia e della morte della madre.
LA CAUSA DEL DECESSO
La causa del decesso è stata identificata dall’autopsia in un colpo fatale con il mattarello, ma prima della morte la ragazza ha avuto una lunga ora di sofferenza all’interno dell’auto con la quale la stavano riportando da Nettuno, dove veniva sfruttata, a Frosinone, dove viveva.
Le indagini hanno accertato che a compiere l’orribile delitto sono stati Loide Del Prete, 39enne di Frosinone, cugina della madre di Gloria, e Saad Mohamed Mohamed Elesh Salem, 23enne d’origine egiziana, compagno della Del Prete oltre che cognato della vittima.
I due sono stati arrestati ieri mattina all’alba dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Latina e dai colleghi del Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Terracina con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e sfruttamento della prostituzione, su richiesta del sostituto procuratore Luigia Spinelli e conseguente ordinanza firmata dal gip del Tribunale di Latina Pierpaolo Bortone.
Sono stati in tanti a impegnarsi alla ricerca dei colpevoli, come ha dichiarato nel corso della conferenza stampa di ieri il procuratore aggiunto di Latina Carlo Lasperanza. “I carabinieri non hanno mai smesso di cercare chi aveva ucciso Gloria, aiutati anche dalle tante persone che hanno voluto collaborare: non credo di aver mai visto un’indagine in cui così tanta gente si è trasformata in vere e proprie telecamere”.
IL CONTESTO FAMILIARE DIFFICILE
Il delitto è stato maturato in un contesto familiare difficile e degradato. E proprio analizzando la vita della 23enne i carabinieri sono riusciti a ricostruire l’accaduto, pur operando in una condizione ostacolata proprio dal contesto stesso. Da quanto è emerso, la ragazza veniva picchiata spesso, perché non voleva prostituirsi: il livello della brutalità con cui veniva pestata è aumentato nel tempo fino al massacro che ha portato alla morte di Gloria.
E proprio la continuità di questi maltrattamenti, adesso stanno facendo emergere diverse testimonianze da parte di chi ha visto e sentito e che finalmente – purtroppo troppo tardi – ha deciso di parlare.