“Non esistono condizioni per operare in scienza, coscienza e nel rispetto delle leggi”. Così si era espresso il dott. Adriano Felli, veterinario, dopo aver presentato le sue dimissioni il 3 giugno scorso dal Canile Sanitario di Muratella, a Roma.
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La storia di Rocky
Dieci giorni prima a Rocky, un meticcio affetto da crisi epilettiche, il medico aveva cambiato la cura. E il cane era morto. Il tragico episodio aveva inevitabilmente scatenato la reazione delle associazioni di volontariato. Ed erano scattate le denunce.
Il 4 luglio – ben cinque giorni prima della scadenza prevista – il veterinario in questione non si è presentato al lavoro, lasciando nel caos il Canile di Roma.
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La denuncia dei Volontari
La denuncia – partita dall’AVCPP (Associazione Volontari di Porta Portese) è rimbalzata in questi giorni fra le chat dei gruppi animalisti.
“Da qualche giorno l’assistenza veterinaria presso i due canili di Roma Capitale è totalmente assente – si legge nell’appello inoltrato da un membro del Direttivo che chiede di restare anonimo – Felli e collaboratrice non si sono presentati al lavoro. Gli animali sono abbandonati a loro stessi. A Ponte Marconi restano rinchiusi giorno e notte nei box di cemento nonostante il caldo terrificante, oltre 40 °. Questo è inammissibile!”
Intanto, fino ad oggi, il Comune di Roma – che ha prodotto una manifestazione di interesse in relazione al caso e che entro il 9 luglio doveva fornire, come da prassi, un sostituto (il quale si dovrebbe fare carico di visite, interventi prescrizioni e trattamenti fino al 31 dicembre) – non risponde.
Nel frattempo i continui appelli e solleciti delle maggiori associazioni di volontariato animale sono rimasti inascoltati.
Al momento è la Asl Veterinaria ad occuparsi delle centinaia di cani ospitati nella struttura di Muratella.
Il caso di Max, il cane con la mascella rotta che rischia di morire di fame
Tra questi il simil-labrador Max, di cui abbiamo raccontato il travagliato soccorso qualche giorno fa, vittima di investimento con mascella rotta da operare. Max non riesce a mangiare a causa delle sue condizioni drammatiche. Poi un altro meticcio con ascesso in fase avanzata ospitato a Ponte Marconi, dove la competenza della ASL veterinaria non arriva. Intanto il piccolo rischia la setticemia.
La sorte dei 600 cani è oggi in mano a un carrozzone che fa parlare di sé da troppi anni. E che nessun cambiamento di gestione ha mai reso degno della Capitale. Si attende il miracolo, prima che i giornali siano costretti a registrare una nuova tragedia che… chissà… forse “poteva essere evitata”.
Rosanna Sabella