Rabbia per tanti dipendenti del Ministero dello Sviluppo Economico, che dai prossimi giorni si troveranno delocalizzati in una nuova sede e presso un nuovo Ente governativo.
E’ venuta stamattina fuori la notizia di come il Dipartimento legato al Commercio Internazionale non farà più riferimento al Ministero dello Sviluppo Economico, passando sotto la competenza del Ministero degli Affari Esteri.
La volontà di questo spostamento nasce da Luigi Di Maio, che decise questo trasferimento di settore quando era ancora Ministro del Lavoro sotto il Governo Conte I.
Una scelta che viene rivelata solo oggi in un’assemblea indetta dal ministro Stefano Patuanelli, alla presenza dei sottosegretari Stanislao Di Piazza e Francesca Puglisi e con la partecipazione dei dipendenti della sede di viale Boston.
Grande imbarazzo da parte di Patuanelli nell’affrontare il delicato argomento, che per ovvie ragioni cambierà le quotidianità professionali di tanti lavoratori della sede dell’Eur. L’attuale ministro ha scaricato le responsabilità di questa scelta proprio sull’attuale ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio, colpevolizzandolo di aver taciuto una simile iniziativa agli occhi dell’Italia e dei propri dipendenti fino a poche ore fa nonostante la spinosa situazione.
Una “riunione allargata” cui purtroppo non c’è stato contraddittorio, nonostante dall’altra parte ci fossero numerosi lavoratori e sindacalisti che chiedevano chiarimenti per il loro futuro e soprattutto per la qualità della vita professionale.
Si è palesata la prima “brutta figura” del Governo Conte Bis, con un ministro incapace di rispondere ai quesiti legittimi dei propri dipendenti e rendendo così più goffa quest’iniziativa di traslazione da un ente all’altro.
Abbastanza aberrante è stata però la scena in cui il ministro incalzato dalle domande dei tanti lavoratori, è stato letteralmente portato via “a braccio” dai sottosegretari Di Piazza e Puglisi. Un modo forzato per togliere dai pasticci l’attuale ministro Patuelli, ma che nel concreto si è rivelato un goffo modo per non far rispondere l’istituzione a domande scomode o addirittura fargli pronunciare dichiarazioni che potevano minare i già precari equilibri del Governo Conte Bis.