Continuano ad emergere le intercettazioni sul caso che in questi giorni ha letteralmente sconvolto il litorale a sud di Roma. Pomezia, Ardea, Tor San Lorenzo, Torvaianica “vessate” dalla criminalità organizzata che nel tempo aveva preso il controllo del territorio, costruendo, secondo le indagini, «un pesante clima di intimidazione ai danni di commercianti e imprenditori locali, costretti a subire estorsioni attraverso attentanti dinamitardi e minacce».
Mafia a Pomezia e Torvaianica, i Fragalà: ‘Qui comandiamo noi’
Non solo. La rete dei rapporti era stata estesa nel tempo ad altri clan oltre quello dei Fragalà, intorno al quale si sono mosse le indagini articolandosi nelle province di Roma e Catania, arrivando ai Fasciani di Ostia, piuttosto che con i gruppi napoletani dei Senese e Pagnozzo. Un vero e proprio cartello criminale insomma, dedito a ricercare un’intesa (una “federazione”, ndr) anziché farsi la guerra. E poi, come visto, al mondo della politica locale con il coinvolgimento di esponenti del territorio in ruoli che chiaramente ora andranno accertati dalle indagini (lo stesso Schiumarini, ad esempio, non risulta formalmente indagato).
Ad ogni modo era prevalentemente al mondo del commercio che lo sguardo mafioso si rivolgeva: in una delle intercettazioni troviamo ad esempio una delle intimidazioni rivolte ad un noto imprenditore del luogo alle prese con l’apertura di alcune pasticcerie a Torvaianica.
«Ti do un consiglio e cerca di ascoltare, non aprire la pasticceria! È meglio per te». A parlare è Santo D’Agata, esponente dei Fragalà. «Tu hai voluto scavalcare Ignazio. O ci dai le chiavi oppure puoi aprire però sappi che all’indomani in poi tutto quello che ti succede siamo noialtri. Io ti sto solo dando un consiglio, poi decidi tu quello che vuoi fare».