Si è tenuto lunedì mattina a Pomezia nella Chiesa di San Benedetto il funerale dell’ex consigliere sindacalista dei Vigili del Fuoco, Fortunato Goffredo.
Di seguito la lettera emozionante del figlio di Fortunato:
“Mio padre si chiama Fortunato di nome e Goffredo di cognome, lo dico perché per tutta la vita gli hanno chiesto quale fosse il nome e quale il cognome. Ma lui era Goffredo per tutti. E’ stato un uomo straordinario, nel corso della vita senza alcuna remora ha combattuto tutte le battaglie, mi diceva “una battaglia che non combatti l’hai persa in partenza”. La parola che però più lo rappresenta è “lotta”, lotta politica, lotta sindacale, lotta a difesa dei più deboli. Era venuto a Roma dal suo paese negli anni 50 senza avere nulla ed aveva cominciato a fare il carpentiere. Fu li, tra gli edili, che sviluppò le prime riflessioni sul mondo del lavoro, sugli sfruttati, sugli ultimi e capì subito da quale parte stare tanto che appena ventenne partecipò ai moti di Roma del luglio 1960, vicende che ha anche ricordato in un breve intervento su un libro che ricorda quei fatti che, per chi ne avesse voglia, ho lasciato in copia all’uscita. Fu allora che mio padre capì da che parte stare e vi rimase per tutta la vita. Nel suo cuore c’era spazio per tutti, la sua famiglia, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, la CGIL ed il Partito Comunista Italiano, questa è stata la sua vita. E’ stato un punto di riferimento straordinario in anni nei quali si sono svolte vicende importanti per la crescita democratica del nostro paese, per i diritti sindacali, per i diritti delle donne: lui era sempre sul pezzo, ricordo di aver vissuto tante indimenticabili esperienze al suo fianco o sulle sue spalle: a Botteghe Oscure, a piazza Vittorio, a via Buonarroti, a Fiumicino o a via Genova. Ricordo la sua vera e propria devozione per Luciano Lama. E ricordo il suo sentirsi Vigile del Fuoco fino al midollo sempre e comunque: si è battuto per la smilitarizzazione del corpo ed era sempre pronto chiunque lo chiamasse in qualsiasi momento, proprio perché era un vigile del fuoco ed era come solo loro sanno essere, altruisti a costo della loro stessa vita. Mio padre è stato questo e molto altro, tutti mi hanno sempre detto che era un pilastro, un uomo al quale affidarsi sempre, e così è stato per una vita intera prova ne è la straordinaria testimonianza di stima e di affetto che ho ricevuto in questi giorni. Una mattina d’estate nel corso di una trasmissione radiofonica sentì la voce di Luciano Lama che parlava dei moti di Roma del 1960 e allora mio padre prese il telefono e pretese di parlare con il suo Luciano, in diretta, scambiarono qualche parola ma di li a poco cominciarono entrambi a piangere: fu allora che capii cosa avevano ancora nel cuore e nell’anima, il senso delle battaglie che avevano combattuto e quello che gli era rimasto dentro. Papà sono orgoglioso di te, per quello che hai fatto per tutti e per come mi hai reso“.
Il ricordo della CGIL
Anche la CGIL ha voluto ricordare Fortunato.
«Ci ha lasciato il compagno Fortunato Goffredo, un compagno di lungo corso e militanza nella nostra organizzazione. Fortunato è stato uno dei “ragazzi con le magliette a strisce”, protagonista insieme a tanti giovani militanti antifascisti della rivolta del 6 luglio 1960 a Porta San Paolo contro la violenza messa in atto dal governo Tambroni nei confronti del movimento operaio».
«Nato ad Apice (Benevento) il 13 maggio 1940, nel 1960 lavora “alla settimana” come carpentiere, è iscritto alla Cgil e alla Federazione giovanile comunista. Entra nel corpo dei Vigili del fuoco dove svolge un’intensa attività sindacale fino a diventare il responsabile per il Lazio del sindacato dei vigili del fuoco della Cgil. Ha lavorato poi nell’organizzazione dello Spi di Roma e del Lazio e per la Cgil di Roma e del Lazio».