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L’ultimo studio Preply del 2021 piazza l’Italia penultima in Europa

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Tutto vero, stando ai dati elaborati e pubblicati da Preply, la piattaforma di apprendimento digitale che mette in contatto studenti e tutor privati da remoto, anche tramite il quasi onnipresente servizio di chat online in tempo reale. Tutto vero, purtroppo, considerando la posizione in cui si piazza il bel paese per quanto riguarda la possibilità di studiare o migliorare con successo, entro i confini nazionali, la conoscenza di una nuova lingua. Ecco allora in dettaglio cosa rileva l’indagine.

Lo studio statistico pubblicato a marzo 2021 ha preso in considerazione i 27 paesi UE ad eccezione del Regno Unito, stilando una classifica degli stati con le performance migliori inerente l’efficienza del sistema pubblico-privato in tema di insegnamento delle lingue straniere. In altre parole, esistono paesi con un ambiente favorevole all’apprendimento e paesi che ostacolano la conoscenza di un nuovo idioma. Al vertice della piramide, c’è un outsider inatteso: è il Lussemburgo.

Il piccolo centro finanziario d’Europa vanta di per sè tre idiomi ufficiali: il lussemburghese, il tedesco e il francese per via delle influenze centenarie da parte dei due giganti limitrofi Francia e Germania. Influenze che molto probabilmente hanno condizionato e tuttora condizionano la debole identità lussemburghese, e dei suoi cittadini che, per contro, sono più inclini al multilinguismo e allo studio di nuovi idiomi. Ad esempio, già a partire dalla scuola pubblica primaria, il 100% dei bambini lussemburghesi inizia a studiare con successo una seconda oppure una terza lingua e mantiene ottime performance di apprendimento anche negli anni successivi. Internet, le serie tv e i prodotti cinematografici accelerano questo processo di conoscenza e, non a caso, il 98,4% dei lussemburghesi possiede almeno una TV in casa con la possibilità di accedere a programmi sottotitolati o con voiceover che agevolano l’apprendimento del lessico e le abilità di ascolto.

Il resto della classifica vede al secondo posto la Svezia e terza in classifica l Danimarca con una netta predominanza quindi dell’Europa del nord. Dominio che prosegue con il quarto posto della Finlandia e il quinto, invece, dell’isola di Cipro. E l’Italia?

L’Italia è penultima in graduatoria, per la precisione 26° posto subito prima della Bulgaria. Non basta essere, o essere stati il crocevia dei popoli del Mediterraneo per conquistare la vetta della classifica. Nonostante gli attuali 47 linguaggi parlati da nord a sud, le minoranze linguistiche e le migliaia di dialetti sparsi su tutto il territorio, l’Italia non è abbastanza performante e brava a stimolarne l’apprendimento di una nuova in patria. Caso eclatante, quello del sito del Governo, consultabile soltanto in italiano.

Veniamo infine alle sette aree di studio che hanno permesso, tramite standardizzazione statistica, di elaborare la classifica. Si tratta di voiceover, doppiaggio e sottotitolaggio dei prodotti audiovisivi;  diversità linguistica; accesso alle piattaforme online per lo studio linguistico digitale; livello di conoscenza della lingua straniera più diffusa; apprendimento tramite istruzione pubblica; plurilinguismo e lingue ufficiali in patria.

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