Una nuova carcassa di delfino è stata ritrovata stamattina sulle coste di Fregene dai bagnanti, che hanno visto il povero animale privo di vita sul bagnasciuga dello stabilimento La Perla del Lungomare di Levante.
Straziante la scena davanti agli occhi dei bagnanti, che per l’ennesima volta sul Litorale Romano devono fare i conti con la morte di un delfino in pochi mesi.
I delfini nonostante siano tornati ad abitare le nostre coste del Mar Tirreno in questa stagione estiva, in più avvistamenti sono sembrati smarriti e tristi. Da una parte le condizioni di un mare per nulla pulito e che spesso risulta inquinatissimo per la presenza di sporcizie o scarichi, dall’altra le continue mareggiate che sicuramente hanno reso difficile le nuotate di questi spettacolari animali marini.
Tra Ostia e Fregene sono tantissimi i casi di delfini ritrovati morti, in una condizione che dev’essere assolutamente risolta per tutelare questi simpatici simboli dei territori lidensi della Provincia di Roma.
Una palla che viene passata ai piedi della Regione Lazio, che anche nell’ultima programmazione turistica svoltasi alla Casa del Mare di Ostia ha smarcato le domande riguardanti la tutela dei delfini e delle specie marine del Litorale laziale.
Eppure sono tantissimi i cittadini nella nostra zona che si sono affezionati e simbolicamente hanno “adottato“ queste specie, augurandosi che le istituzioni locali facciano sempre di tutto per farli nuotare felici nei nostri mari e lontani da pericoli.
Sono diversi gli studiosi locali che da mesi chiedono una maggiore collaborazione con le Amministrazioni dei territori balneari del Lazio per salvaguardare al meglio questi animali marini, magari creando un rete di contatti anche con i vari pescatori locali per segnalare gli avvistamenti delle specie acquatiche nei nostri mari. Questi risultano dati fondamentali per capire le abitudini dei nostri abitanti del mare, capaci di far capire anche quando stanno bene o incorrono in qualche problema in cui le conoscenze scientifiche dell’uomo potrebbero aiutarli.
Foto di Cristiano Pecchioli