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Covid, ecco gli effetti dopo 6 mesi: problemi al cuore e torace

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Tampone Covid si o no prima del cenone di Natale?

Il coronavirus rappresenta per molti aspetti ancora un mistero, e ciò che si domandando in molti è cosa accade una volta che passa. Soprattutto, ciò che spaventa e preoccupa la popolazione è la possibilità che lo stato di salute non torni come prima, ma possano invece restare degli strascichi o peggio. Tutti questi interrogativi trovano risposta in un recente studio pubblicato sul Journal of International Medicine. E’ stata presa in considerazione la popolazione della zona più colpita, in Europa, durante la prima ondata: la Lombardia. Ad aver lavorato al progetto è stato un folto team di esperti proprio di questa regione. Per prima cosa è stato tracciato ogni evento sanitario da quando i tamponi sono usciti negativi (30 giugno 2020) alla fine dello stesso anno. I risultati, purtroppo, non sono stati particolarmente rosei, ma procediamo con ordine.

Donne meno gravi degli uomini

Per prima cosa si è fatta una divisione dei pazienti e si sono così ottenuti 3 gruppi:

  • Malati a domicilio (43%, con età media 50 anni);
  • Ricoverati in terapie intensive (3%, età media 59 anni);
  • Ricoveri in reparti non intensivi (54%, età media 62 anni).

E’ stato inoltre notato che oltre la metà delle persone ammalate che erano rimaste a casa erano donne, poco meno della metà delle persone ospedalizzate ma non in terapia intensiva erano sempre donne mentre circa il 22% delle persone in reparto rianimazione erano di sesso femminile: ciò a portato a considerare che il Covid ha avuto una minore gravità in questo genere.

Decessi e nuovi ricoveri in terapia intensiva

Pe quanto riguarda i decessi (avvenuti a 6 mesi dalla negativizzazione) si ha avuto:

  • L’1,2% delle morti nei malati a domicilio;
  • Lo 0,7% in terapia intensiva;
  • Il 2% nelle ospedalizzazioni non in terapia intensiva.

Non solo: nello stesso periodo sono state registrate delle nuove ospedalizzazioni di cui il 16,3% ha avuto necessità di un ricovero in terapia intensiva. I motivi alla base di queste nuove ospedalizzazioni sono stati legati a:

  • Cause renali;
  • Cause cardio-respiratorie;
  • Cause neurologiche.

Raffronto con il 2019

E’ stato poi fatto un confronto con il 2019, prima cioè della pandemia: è emerso che le visite mediche sono raddoppiate rispetto a questo periodo, le spirometrie sono aumentate di 50 volte, gli elettrocardiogrammi sono quintuplicati nelle persone che erano state in rianimazione e raddoppiati in chi invece era in terapia non intensiva. Le TAC al torace sono cresciute di 32 volte in chi era più critico e di 5,5 volte in chi era in ospedale non critico. Sono inoltre aumentati gli esami del sangue, il consumo di farmaci, la necessità di nuove terapie (tradotto: il virus ha portato a sviluppare nuove malattie) e ha aggravato malattie preesistenti.

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