Una donna trans romana, M.L. di 40 anni e la sua amica vengono prima avvicinate dalla cameriera che ha da ridire sul loro abbigliamento e sul fatto che avessero un cane. Poi si avvicina la proprietaria e le due vengono cacciate in malo modo. Sull’accaduto M.L. ha presentato denuncia ai carabinieri. E’ successo in una spaghetteria in zona Foce Verde a Latina.
L’episodio è stato reso noto dal MIT – Movimento Indentità Trans tramite unpost sui social network:
«Vi raccontiamo la storia di Massimina cacciata da un ristorante a Latina Mare perché trans – scrive il movimento – Dapprima invitata a uscire perché vestite in modo non consono, portava un pareo che le copriva tutto il corpo. Ma quando fa notare che molta gente stava pranzando in bikini o a torso nudo, allora emerge la vera motivazione».
«Sei uomo, donna , o frocio? Qui non vi vogliamo né dentro né fuori. Vai via, vai al bordello» sono queste le frasi incriminate dal movimento e rese pubbliche tramite facebook.
«Massimina non si è arresa a questa inaccettabile discriminazione e ha chiamato le forze di Polizia e il MIT – concludono dal movimento – I nostri legali agiranno per tutelare la sua dignità e contro la discriminazione che ha subito. Il Mit fornisce supporto legale a tutte le persone T* che vivono o hanno vissuto esperienze di violenza transfobica».
La proprietaria della spaghetteria, contattata dal Messaggero, ha fornito una versione dei fatti diversa, soffermandosi sull’abbigliamento inadeguato delle clienti, additato come reale motivo della lite, e rendendo noto di aver sporto denuncia alla Polizia: «Non si entra in un locale a petto nudo, mi spiace ma non mettono regole a casa mia. Sono stata contestata in malo modo, non c’entra nulla la questione sessuale».
«Quella del 2017 – dichiara Cathy La Torre, avvocata bolognese, attivista Lgbt e membro della segreteria nazionale di Sinistra Italiana– è l’estate che verrà ricordata come quella in cui esercizi commerciali, strutture ricettive, fanno la lista di chi non può entrare: gay, lesbiche, trans, neri, bambini. Una discriminazione culturale inaccettabile che combatteremo in ogni sede possibile».