ROMA (ITALPRESS) – «Chi parla di “colpo di spugna” vuol far credere che questa procedura di emersione e regolarizzazione riguardi indistintamente tutti i datori di lavoro e tutti i lavoratori, ma non e’ cosi’. Sono previste accurate verifiche, prima dell’accoglimento della domanda, su condanne e procedimenti penali pendenti». Lo dice la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, in un’intervista al Corriere della Sera, in merito alle norme sulle regolarizzazioni dei lavoratori stranieri inserite nel decreto Rilancio varato ieri dal Consiglio dei Ministri.
«C’e’ un doppio filtro che deve rassicurare tutti – spiega -. Il primo: la sospensione dei procedimenti penali per il datore di lavoro e’ esclusa, senza eccezione alcuna, per i reati piu’ gravi, come quelli di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di tratta finalizzata alla prostituzione e allo sfruttamento dei minori, di riduzione o mantenimento in schiavitu’, di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Il secondo: non puo’ essere ammesso alla regolarizzazione il lavoratore straniero verso cui sia stato emesso un provvedimento di espulsione per motivi di ordine pubblico o di sicurezza dello Stato, o se e’ stato condannato per reati contro la liberta’ personale, droga e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina». Quanto al numero delle richieste, «potrebbe collocarsi a meta’ strada tra la regolarizzazione del governo Berlusconi, circa 300 mila domande, e quella del governo Monti, circa 100 mila. E i costi sostenuti dal Viminale si prevede siano coperti dal gettito derivante dai contributi forfettari richiesti al datore di lavoro e al lavoratore», aggiunge la Lamorgese.
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