Un bisogno naturale
Siamo «animali sociali», i nostri meccanismi si sono sviluppati nel corso dell’evoluzione per essere in relazione, sopravviviamo attraverso gli altri in un bisogno naturale ed è per questo che entriamo in crisi quando non possiamo interagire.
Non si sceglie volutamente di stare da soli: nel corso della vita ci ritroviamo a sperimentare diversi gradi di solitudine, sensazioni che vanno da pochi minuti a mesi, a volte anni; la gran parte delle persone ci si ritrova per una serie di eventi. È un fenomeno che non ha età e chiunque può ammalarsi.
Parliamo di una vera e propria patologia che colpisce anche chi non vive da solo. Capita infatti di sentirsi isolati all’interno della propria famiglia o in mezzo agli amici: la solitudine si ha quando c’è assenza di collegamento emotivo e sociale.
Ad oggi purtroppo non viene considerata come dovrebbe: un reale e profondo dolore psicofisico.
Il vuoto doloroso: sintomi
Secondo un’inchiesta del quotidiano inglese «The Guardian», essere soli è peggio che fumare 15 sigarette al giorno.
La solitudine in qualsiasi forma si presenti, rappresenta il rifiuto del presente e il desiderio di essere da qualche altra parte o con qualcun altro.
È una condizione pesante emotivamente e col tempo produce disagi anche all’organismo. Il primo ad essere colpito è il sistema immunitario e ci si ammala più facilmente; non solo: il sonno e il funzionamento dell’attività cardiaca ne sono alterati, si verifica un abbassamento della temperatura e il corpo percepisce più freddo.
Sul piano psicologico l’umore resta basso, non di rado si sviluppa in depressione; sul piano comportamentale si mettono in atto una serie di azioni disfunzionali. Presi dall’ansia si fanno cose come contattare vecchi ex, amici che non si sentono da anni; inviamo messaggi a sconosciuti in chat, commenti a foto o post sui social e così via, in una frenesia caotica con il rischio di rovinare un matrimonio o iniziare relazioni senza amore pur di riempire il vuoto; o, ancora, si entra in una spirale e per timore di restare soli ci si isola ancor di più.
Società attuale: il mondo finto
Paradossalmente in un momento storico nel quale tutti siamo iperconnessi, sempre in comunicazione tra di noi anche a lunghe distanze, viviamo un forte individualismo e guardiamo il mondo da dietro un vetro.
Ammettere di essere soli equivale per alcuni ad una sconfitta. Nasce così l’esigenza di crearsi una vita «parallela» per mostrare agli altri una realtà fittizia e l’illusione di relazioni virtuali accresce il senso di solitudine sia per la negazione di uno stato esistenziale reale, sia per l’assenza di contatto emotivo o fisico: la conseguenza di questo è il peggioramento di uno stato già fin troppo delicato.
In questo modo i social network possono passare da «facilitatori» a «ostacoli» per le relazioni.
Strategie anti-solitudine
Lo sconforto spinge tutti noi verso soluzioni atte ad attenuare il dolore che l’accompagna, e facciamo il possibile affinché smetta per un attimo di martellare. Di seguito qualche consiglio:
– Evitare relazioni virtuali
Come abbiamo appena letto, le relazioni virtuali sono negative per chi vive uno stato di solitudine, la sensazione iniziale è quasi benefica ma presto subentra lo sconforto.
I rischi principali sono quelli di imbattersi in relazioni vuote fatte di incontri isolati e senza continuità; nel caso di coppie sposate si rischia di mettere a repentaglio un’intera vita insieme.
Ricordiamoci che dall’altra parte dello schermo potrebbe esserci chi come noi inventa una realtà per la vergogna della solitudine.
Un messaggino in più può alleviare il dolore ma non elimina il disagio.
– Scegliere la compagnia
Se vogliamo uscire dall’isolamento dobbiamo andare verso la strada più funzionale per noi, scegliere la compagnia giusta significa non uscire con chiunque o andare in giro per locali nel caos più totale. Un inizio graduale verso luoghi dove si può comunicare con calma, come una pizzeria o un caffè in piazza.
Evitare gli accelerati e il frastuono.
– Il tempo
Le relazioni per instaurarsi hanno bisogno di tempo: non possiamo affrettare il corso naturale degli eventi. Scegliamo percorsi a media-lunga durata come corsi di cucina, di fotografia, di pittura, di teatro o tour turistici per tappe.
Respiriamo e andiamo con calma consapevolezza.
– Attività leggere
La solitudine rende le giornate pesanti, perciò abbiamo bisogno di leggerezza. Scegliamo attività fisiche come il nuoto, delle lunghe passeggiate all’aria aperta, ascoltiamo musica e proviamo a cantare, anche sottovoce.
No alla tv.
– Farlo come fosse un farmaco
Non è facile uscire dal guscio, la paura della delusione è invalidante. Inizialmente dobbiamo immaginare di prendere delle «pillole di esperienza» e sforzarci per dare il tempo all’organismo di produrre neurotrasmettitori del benessere: il nostro corpo ha bisogno di carburante.
Siamo pazienti e mettiamoci un pochino di impegno e costanza.
– Chiedere aiuto
Andare dallo psicologo non è una sconfitta, anzi, ci permette di mettere i nostri pesi emotivi nelle mani dell’altro, senza essere giudicati e insieme trovare la strada giusta.
Chiedere aiuto è un atto di forza.
Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno