PALERMO (ITALPRESS) – Nemmeno le sentenze cancellano certi sospetti ma davanti a a un vero e proprio boicottaggio non si può restare indifferenti. “E’ una questione di principio”, sottolinea all’Agenzia Italpress Francesco Ferlazzo Natoli, presidente della Federazione italiana di bridge. E’ successo tutto la scorsa settimana, quando le qualificazioni europee ai Mondiali del 2022 (in programma a Salsomaggiore Terme) ma valide anche per la Coppa dei Campioni si sono trasformate in una sorta di farsa anti-azzurra: Scozia, Galles, Slovenia, Lituania, tutte le nazionali che avrebbero dovuto affrontare la squadra italiana non si sono sedute al tavolo. Il motivo? La presenza nel team azzurro di Fulvio Fantoni, giocatore originario di Grosseto classe 1963, con un palmares top che annovera, fra le altre cose, sei titoli mondiali e tre europei. Nel 2014 però, agli Europei di bridge in Croazia dove gioca in coppia con lo storico partner Claudio Nunes, viene accusato di barare. Accusa infamante, che inizialmente porta a una squalifica di cinque anni da parte della Lega europea di bridge (oltre al divieto per Fantoni e Nunes di continuare a fare coppia), poi cancellata dal Tas di Losanna. Quanto accaduto alle qualificazioni mondiali è finito anche sulle pagine di prestigiosi quotidiani inglesi come il “Times” o il “Telegraph”. La Federazione si è fatta sentire subito. Già dopo i primi boicottaggi Ferlazzo Natoli ha definito la situazione “sconcertante”, e anche il capitano non giocatore della squadra azzurra Alberto Forcucci ha preso le difese di Fantoni. Il presidente federale ha anche inviato una lettera ufficiale di protesta alla Federazione internazionale, al Coni e al Cio: “La Lega avrebbe dovuto estromettere dalla gara chi non si presentava, se l’avesse fatto dopo il primo o il secondo incontro, le altre squadre forse si sarebbero comportate diversamente. Abbiamo chiesto l’annulamento della gara con i provvedimenti del caso: i danni d’immagine per l’Italia sono stati enormi”.
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Italbridge boicottata, Federazione non ci sta “Danno d’immagine”
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