E se ci fossero altri impianti a rischio sul territorio di Pomezia? E’ questo il campanello d’allarme lanciato quest’oggi dalle pagine de Il Tempo. Nell’articolo si parla di almeno altri quattro grandi impianti di rifiuti ad elevato rischio in pieno centro abitato e a sostenerlo è il Consigliere Comunale d’opposizione Luigi Lupo. “A Pomezia il polo industriale convive incredibilmente con la realtà residenziale. Ci sono siti che lavorano rifiuti ed imballaggi in misura maggiore rispetto alla Eco-X in mezzo a case, palazzi, chiese e negozi, e che potrebbero provocare danni ben più gravi se scoppiasse un incendio”. Per tale motivo, paradossalmente a soli otto giorni dall’incendio, i Consiglieri d’opposizione, tra cui Lupo, avevano richiesto al Sindaco di Pomezia la convocazione di un Consiglio Comunale urgente per proporre la modifica del regolamento edilizio di Pomezia, soprattutto in materia di distanze minime dalle abitazioni per la costruzione di futuri impianti di trattamento di rifiuti pericolosi e non (e il riferimento, in questo caso, non può che andare a Cogea o alla discarica di inerti che dovrebbero sorgere a Santa Palomba, solo per citare due esempi); e ancora: “In presenza di studi scientifici che dimostrano l’esistenza di gravi rischi per la salute derivanti dalle emissioni – dichiara Lupo – il Sindaco è chiamato ad adottare in via precauzionale ogni possibile iniziativa di tutela in osservanza al principio di precauzione. Considerando che il regolamento edilizio comunale all’art.88 non lo garantisce, si propone di aggiungere un nuovo art. 88/bis”.
Le strutture a rischio secondo Lupo. Le aziende: Sicurezza al primo posto. Noi qui prima delle case, facilitare pratiche di delocalizzazione
A rischio sarebbero almeno quattro le strutture citate da Lupo con il rischio, in caso di incendio, di veder ripetersi quanto accaduto con la Eco-X. Ma le aziende si difendono, anche se ammettono che un “rischio incendio c’è sempre da metterlo in conto”. “Adottiamo ogni tipo di precauzione per evitare episodi del genere e facciamo della sicurezza il nostro principale obiettivo”, racconta uno dei titolari intervistati. “Abbiamo ogni tipo di sistema anti-incendio che delimita tutto il perimetro dello stabilimento – aggiunge un altro proprietario – e oltre cinquanta estintori. Non confondeteci con quelle situazioni“.
Sull’edilizia poi la questione, secondo le aziende, è un’altra: “Alcuni di noi sono qui dagli anni ’90 e abbiamo visto costruirci intorno case e abitazioni. Visto il problema comunque reale, perché non rendono allora più facili le pratiche per delocalizzare gli impianti esistenti?”, la chiosa delle imprese.