Era scomparso il 16 novembre scorso, era fuggito dal Policlinico Gemelli e da quella sera aveva fatto perdere le proprie tracce, fino alla tragica notizia arrivata sabato pomeriggio. Giovanni Manna, il 73enne scappato dall’ospedale, era entrato, seppur in poco tempo, nel cuore di tutti e i cittadini avevano aiutato i familiari nelle ricerche, che erano andate avanti senza sosta. Una vera e propria macchina della solidarietà si era messa in moto, poi la terribile e triste verità che nessuno avrebbe mai voluto sentire: l’anziano è stato trovato senza vita nel parco dell’Insugherata.
Giovanni Manna fugge dal Gemelli e viene trovato morto. I figli: ‘La verità verrà fuori’
Sulla vicenda della scomparsa e poi della morte di Giovanni Manna ora bisognerà indagare per capire se ci siano o meno delle responsabilità da parte dell’Ospedale. Ma d’altra parte i figli sono chiari, convinti che presto la verità verrà fuori, in un dolore che difficilmente si colmerà. Come spiega La Repubblica, il reato indicato nel fascicolo dal pubblico ministero non lascio spazio a dubbi e si procede per abbandono di persona incapace aggravato.
Ai figli, che si erano rivolti anche alla trasmissione Chi l’ha visto?, non era stato permesso di seguire il padre al Policlinico Gemelli per le norme anti-Covid: ‘Hanno visitato papà, ci hanno chiesto se volessimo portarlo al pronto soccorso e a noi sembrava la cosa più giusta. Noi non siamo potuti andare, gli abbiamo pregati di controllarlo perché ha una forma lieve di Alzheimer e potrebbe perdere l’orientamento’. E l’orientamento Giovanni Manna l’ha perso, è fuggito dall’ospedale e poi è stato trovato senza vita, facendo cadere nel buio tutte le speranze. “Avevamo segnalato che mio padre era malato di Alzheimer e aveva bisogno di essere assistito con una certa costanza. Lo avevamo detto al medico e al soccorritore dell’ambulanza e quindi eravamo certi che lo avrebbero riferito anche in ospedale – ha raccontato il figlio Matteo a Repubblica – invece mio padre è stato lasciato andare via, noi non siamo stati avvertiti e non eravamo davanti al Gemelli perché il protocollo anti-Covid non ce lo ha consentito. Abbiamo saputo che non era più lì dopo le nostre rimostranze. Adesso siamo fiduciosi nel lavoro dei magistrati e dei nostri avvocati”. ‘Tutto è in mano agli avvocati’ – ha spiegato Nicola, l’altro figlio del 73enne che non si arrende (così come tutta la sua famiglia) e vuole sapere la verità.