Quanto spende il Comune di Pomezia per la gestione del settore tributi e perché se il servizio è stato internalizzato si continuano ad utilizzare delle società esterne a supporto? Sono queste le domande a cui abbiamo cercato di dare risposta soprattutto perché, ad inizio anno, la Corte dei Conti aveva “bacchettato” il Comune in virtù della sua scarsa propensione ad introitare le entrate nelle proprie casse, sia quelle di competenze che per ciò che riguarda i residui (cioè le somme accertate ma non incassate entro il termine dell’esercizio) analizzando il periodo dal 2015 al 2019.
Parlare di tributi a Pomezia significa però “rievocare anche spettri del passato”, su tutte il caso “Aser” di cui ancora paghiamo gli strascichi, tanto che lo stesso Comune, nel rispondere all’organo di controllo, ha ripercorso tutti i suoi trascorsi dalla fine degli anni 90 ad oggi per far comprendere le difficoltà avute, nel tempo, a riscuotere i propri tributi. Per evitare allora il ripetersi di casi analoghi, nel tempo, le varie Amministrazioni che si sono succedute hanno intrapreso strade diverse. Ma oggi qual è la situazione?
Dall’Aser, all’Andreani, all’internalizzazione del servizio
Dopo l’Aser il Comune di Pomezia, fino al 2016, scelse di affidarsi per ciò che riguarda la gestione dei tributi, ad un’altra società esterna, la Andreani. Ma la Giunta Fucci decise, terminato il contratto con l’azienda, di avviare una fase per certi versi inedita per il Comune: internalizzare il servizio con l’obiettivo, evidentemente, di ridurre i costi. Ma questa scelta ha pagato fino in fondo? Nella lettera trasmessa al Comune di Pomezia ad inizio anno la Corte dei Conti nel periodo 2015-2019 ha evidenziato per l’Ente grosse difficoltà nella “riscossione delle entrate proprie, sia in conto competenza che in conto residui”.
Il caso delle società esterne
L’attuale Amministrazione allora, pur proseguendo su questa strada, si sta avvalendo oggi anche di società esterne a supporto. Una decisione che, tre anni fa, aveva scatenato l’ira proprio dell’ex Sindaco Fabio Fucci il quale aveva attaccato la maggioranza sostenendo di “far pagare il doppio ai cittadini per lo stesso servizio”.
Immediata era stata la replica dell’Assessore al Bilancio Ielmini che aveva spiegato come, in effetti, consulenze esterne “c’erano sempre state” e che queste sono proficue in quanto tali società “hanno competenze, strumenti, nonché l’esperienza maturata nel settore, sicuramente maggiori, che possono senza dubbio aiutare il lavoro svolto dal personale dipendente interno”.
Quanto spende il Comune di Pomezia per la gestione dei Tributi
Ma di quanti soldi parliamo? Il precedente affidamento (2018-2020) è costato alle casse pubbliche circa 180,000 euro e a vincerlo era stata l’Andreani. La nuova gara invece, in corso di espletamento, prevede invece 318,000 euro per un anno. Non solo. La vera novità è l’investimento importante che l’Amministrazione Comunale ha deciso di fare con la società partecipata al 100% “Servizi in Comune SpA” (ex Farmacie comunali SpA, ndr).
Nei mesi scorsi infatti la Giunta Zuccalà ha deciso di affiancare anche questa struttura all’Ufficio Tributi con un affidamento di “prova” di cinque mesi – esteso poi a sei – al costo di poco meno di 200mila euro. Dopodiché è stato pianificato un altro mandato fino al 2022 per un importo complessivo di 1,680,000 euro. In questo importo però, precisa l’Assessore Stefano Ielmini, rientra anche la gara di cui sopra (i 318mila euro, ndr).
La lettera della Corte dei Conti
In mezzo a questo scenario si inserisce per l’appunto la lettera che la Corte dei Conti, l’organo di rilevanza costituzionale che svolge funzioni di controllo e giurisdizionali nelle materie di contabilità pubblica (e non solo), ha trasmesso ad inizio anno al Comune di Pomezia in cui sono emerse numerose criticità e tra queste proprio nella gestione delle entrate.
Si legge a questo proposito in un passaggio: “Appare inoltre grave anche il limitato incasso delle entrate in conto competenza che, se non introitate con regolarità nei tempi previsti, si trasformano ben presto in residui attivi di difficile realizzazione, riproducendo esattamente il grave fenomeno del mancato incasso dei residui attivi cui oggi si assiste in codesto Comune”. Definite inoltre “insufficienti e intempestive le attività nei suoi passati controlli”. Di questo, ma non solo, abbiamo allora parlato con l’Amministrazione Comunale.
L’intervista all’Assessore Stefano Ielmini
La deliberazione della Corte dei Conti del gennaio scorso ha evidenziato difficoltà da parte del Comune di Pomezia nella “riscossione delle entrate proprie, sia in conto competenza che in conto residui”. Il periodo considerato è quello 2015-2019 e, ad onor del vero, la stessa Corte dei Conti evidenzia un miglioramento per il 2019. Lei è Assessore dal 2018: perché secondo lei si era arrivati a quel punto e qual è invece la situazione oggi?
«Il problema della gestione delle entrate nei Comuni, non solo di Pomezia, deriva essenzialmente dagli strumenti che i Comuni avevano a disposizione per la redazione dei bilanci e dai riflessi delle mancate entrate. Fino a qualche anno fa gli Enti potevano iscrivere in bilancio le entrate tributarie senza fare particolare attenzione al reale incasso, ma autorizzare spese non coperte da liquidità equivaleva a generare debiti. I crediti tributari negli anni hanno raggiunto un livello tale che anche la più rigorosa politica di recupero deve fare i conti con somme ormai negli anni diventate inesigibili. Inoltre da qualche anno, con l’introduzione di norme più rigide, è possibile spendere solo quello che realmente viene incassato. I residui più vecchi vengono cancellati dal bilancio e quindi i rendiconti sono sempre più veritieri. Inoltre una parte delle entrate di competenza dell’anno devono essere accantonate in un fondo sulla base della capacità di riscossione degli anni precedenti. In pratica più sei bravo a incassare quello che hai messo in bilancio nell’anno e più acquisti fiducia anche negli anni successivi. Il buon risultato del 2019 dovrebbe essere confermato anche per il 2020. Quando la riscossione è efficiente e di conseguenza si riduce la differenza tra le entrate previste e quelle reali, le amministrazioni non sono costrette a vincolare somme non spendibili che potranno quindi essere utilizzate per i servizi alla città».
Il servizio di gestione dei Tributi è stato internalizzato dal 2016 (Giunta Fucci) ma il Comune oggi si sta avvalendo in più del supporto della partecipata al 100% Servizi in Comune SpA (dal 2019) nonché di società esterne, fino al 2020 l’Andreani e ora si attende l’esito di una nuova gara. Perché questi cambiamenti? Non è come pagare due volte per un medesimo servizio?
«Il termine “internalizzazione” è troppo generico e non può comprendere tutte le fasi della riscossione. Il personale dell’Ufficio Tributi ha competenze e strumenti per gestire tutta la fase di riscossione ordinaria e accertamento delle entrate. Si avvale della società “Servizi in Comune spa”, partecipata al 100%, per un supporto operativo nelle varie fasi, condividendo lo stesso software e gli stessi flussi di lavoro, mantenendo il totale controllo sugli atti amministrativi. Questa modalità organizzativa ha permesso di ottenere un miglioramento immediato per la riscossione ordinaria passata dal 65% di media degli ultimi 4 anni al 83,53% del 2019, come evidenziato dalla tabella allegata alla relazione della Corte dei Conti. Ci sono tuttavia attività marginali seppur importanti che vengono affidate a ditte esterne, come ad esempio il supporto alle notifiche degli atti, il backoffice e la gestione delle banche informatiche».
Proprio per la “Servizi in Comune SpA” sono state destinate ingenti risorse, circa 1,680,000 euro fino al 2022 che ricomprendono però anche gli affidamenti esterni: perché è più efficiente/conveniente questo sistema piuttosto che avere un’unica società esterna che svolga tutte le funzioni come avveniva in passato?
«La spesa complessiva dell’Ente è sicuramente ripagata e lo dimostrano i numeri sugli incassi reali che sono in costante crescita. Va precisato che il costo sostenuto per il supporto all’Ufficio Tributi non toglie risorse all’Ente, in quanto spesato attraverso le sanzioni che vanno dal 30% al 100% del tributo non pagato o non dichiarato da parte dei contribuenti, i quali vale la pena sottolineare, evadono pur essendo beneficiari dei servizi che eroga il Comune».
Sul fronte specifico dell’evasione nel 2018 l’Ente aveva sottolineato, per la sola TARI, un’evasione pari al 35%. Qual è la situazione attuale?
«La percentuale di evasione nel 2019 è stata complessivamente del 17%, che rappresenta lo scostamento fra le entrate previste e quelle effettive».
Stando alla relazione della Corte dei Conti a fronte di un potenziale “carico” pari a 10 milioni di euro soltanto il 6% circa è stato recuperato. In realtà anche la somma totale andrebbe rivista perché in realtà il “lavorabile” sarebbe inferiore e pari a poco meno di 2 milioni e mezzo. Perché si fa così fatica a recuperare queste somme?
«La fase di riscossione coattiva è stata delegata all’Agenzia della Riscossione. Gli strumenti come sappiamo sono quelli tipici che attiva l’Agenzia nei confronti dei contribuenti morosi, quali ad esempio i pignoramenti e i fermi amministrativi. Molte difficoltà sono legate alla solvibilità del debitore e alle stesse procedure di recupero, che sono lunghe e farraginose».
Il Comune è stato costretto ad avvalersi nel 2020 di un’altra società esterna, (la Municipia SpA) per monitorare l’andamento delle azioni intraprese dall’Agenzia riscossione considerando i pochi risultati ottenuti. E’ vero che si è trattato di unico affidamento, per 14mila euro circa, ma non le sembra un paradosso spendere del denaro per “controllare”…chi già dovrebbe controllare?
«Si è trattato di un unico affidamento di modesto importo e non ripetuto che l’Ufficio ha ritenuto necessario per potenziare proprio l’attività di riscossione coattiva per scongiurare prescrizioni».
Ci sarebbe infine una cifra pari a 35-40 milioni di euro circa – mantenuta in Bilancio – relativa a crediti ancora attivi riferiti fino al 2014 quando cioè l’attività di riscossione era gestita dall’Andreani e per i quali la stessa società se ne sta ancora occupando. Quanto effettivamente si potrà ancora recuperare?
«Le attività di riscossione sono ripartite dopo l’emergenza covid, ma i contribuenti sono usciti finanziariamente indeboliti dalla crisi e quindi sono intervenute norme che seppure non prevedono il blocco di notifiche e azioni esecutive, allungano ulteriormente i termini di pagamento e consentono di rateizzazione il debito».