«Da domenica mattina ad oggi sono state tante le parole dette e scritte su un fatto esecrabile che stamane ci vede riuniti insieme, e per il quale il nostro cuore è profondamente scosso e colpito. Vorrei tuttavia che qui, oggi, risuonassero innanzitutto le parole della fede!». Inizia così l’omelia di monsignor Parmeggiani.
La fede e l’amore
«Della fede in Dio e Gesù Cristo nel quale Willy credeva – prosegue il vescovo – che gli è stata trasmessa dalla sua cara famiglia, dalla sua Parrocchia di Paliano e che ha illuminato ed orientato quella vita bella che in questi giorni abbiamo conosciuto e che si esprimeva in un sorriso dolce e gioioso, nell’impegno serio sul lavoro, nella passione per lo sport ma senza fanatismi di sorta. Nel rispetto per gli altri e nell’impegno per coloro che, lungi da quegli atteggiamenti di indifferenza che spesso chi si dice adulto assume, ha portato Willy, nella notte tra sabato e domenica scorsa, a intervenire in favore di un amico per sedare una lite e di conseguenza a perdere la vita in quella forma grande che Gesù ci ha insegnato nel Vangelo: “Non c’è amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici!”.
Le parole della fede le abbiamo sentite nel Vangelo delle Beatitudini appena proclamato: “Beati i miti, perché erediteranno la terra” (Mt 5,5). E nella prima lettura: “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio” (Sap 3,1).
Sì, in questo momento di profondo dolore, in particolare per la mamma, il papà, la sorella di Willy e per tutti noi che lo piangiamo, ciò che deve darci speranza è l’essere consapevoli che Willy, giovane uomo giusto e mite, ora è nelle mani di Dio. Ora è entrato in quella eredità che è la vita eterna che Dio promette a tutti coloro che hanno vissuto e vivono cercando di conformarsi sempre più all’unico e perfetto Beato: Gesù. Lui non ci ha liberati dalla morte e dal peccato con la forza dei muscoli, ma donando la propria vita sulla croce per amore ed assicurando a tutti coloro che come Willy hanno tentato, tentano e tenteranno di praticare il suo Vangelo, la vita eterna».
«Detto questo – prosegue il vescovo – credo che occorra rimanere in silenzio davanti al mistero della morte di un giovane. Che oltre a ricordare ai suoi genitori, familiari e amici, a tutti voi e a me stesso che Dio è Padre e non lascia nemmeno dopo la morte in balia del nulla le sue creature, occorra abbassare il capo. Senza voler rispondere a dei perché che soltanto un giorno comprenderemo, dobbiamo ripetere a noi stessi ancora una volta che Lui è Padre. E nessun potere, né la morte né alcun’altra creatura (anche di chi gioca con il dono intangibile della vita come hanno fatto sabato notte gli assassini di Willy) potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore».
L’insegnamento di Willy
«Preghiamo, dunque, per questo giovane che ci lascia un grande insegnamento. Un insegnamento che non vorrei che trascorsi questi giorni pieni di coinvolgimento emotivo, di giusta compassione per Willy e la sua famiglia, di sdegno verso coloro che hanno compiuto un gesto inumano, cadesse come troppo spesso accade nell’oblio o nel fermarsi a qualche targa, monumento commemorativo, intitolazione di qualche torneo di calcio o cose del genere.
L’insegnamento che ci lascia Willy e tutta questa terribile vicenda è che l’uomo deve tornare a Dio. Senza di Lui non c’è sorriso nel cuore e sul volto, non c’è amore per l’altro, non c’è vera carità, non c’è rispetto per l’uomo, tutto l’uomo, per ogni uomo!».
«Viviamo in un mondo dove tutti reclamano la libertà. Fin dall’inizio della storia dell’umanità, in fondo, Dio ci ha lasciati liberi. Ma sappiamo anche che se la nostra libertà prescinde da Dio, può portare a quegli estremi (purtroppo non certo nuovi) ma che ci hanno tanto stupito domenica mattina ed in questi giorni e di cui Willy è stato vittima. Gesù nel Vangelo ci ha insegnato che è la Verità che ci rende liberi. E l’unica Verità è Lui. Nel Vangelo leggiamo: “Io sono la via, la verità e la vita!”. Una vita senza Dio, una vita senza la Verità con la “V” maiuscola che illumina scelte, stili di vita, mente, cuore, è una “vita non vita”. Anche se è rivestita di apparente forza, in realtà è debolissima ed in balia del nulla che si maschera dietro al culto del corpo, della forza, dello sballo, dell’indifferenza, della superficialità”.
«Perché la morte barbara ed ingiusta di Willy non cada nell’oblio impegniamoci tutti: istituzioni, forze dell’ordine, uomini e donne della politica, della scuola, dello sport e del tempo libero, Chiesa, famiglie e quanti detengono le chiavi del potere enorme dei media, in particolare dei media digitali. Impegniamoci tutti, dicevo, a riallacciare un patto educativo a trecentosessanta gradi.
Educare – dal latino “educere”, ossia tirar fuori – è tirar fuori dal cuore dell’uomo ciò che in esso Dio ha posto di bene, di bello, di buono, di giusto. Ciò che l’uomo cerca da sempre e che ha un nome di cui non dobbiamo vergognarci. Un nome di cui non si sono vergognate tante generazioni prima di noi e che ci hanno trasmesso un mondo che noi, ora, rischiamo di rovinare perché questo nome lo abbiamo dimenticato, e il nome è Gesù Cristo! Solo Lui svela pienamente l’uomo all’uomo e gli rende nota la sua altissima dignità e vocazione».
Conclusione e preghiere
«Cari fratelli e sorelle, continuiamo questa celebrazione ed affidiamo al Padre l’anima di Willy che in questi giorni tutti gli italiani e le italiane di buona volontà hanno sentito come uno di famiglia. Preghiamo per lui, i suoi cari, per noi comunità cristiana come ormai rassegnata a non evangelizzare più mentre invece non dobbiamo mai stancarci di farlo verso tutti e in tutti i modi: con la predicazione, con i fatti più che con le parole, con empatia e con i rapporti personali. Ma è importante che reimpariamo a fare tutto ciò che possiamo per il Vangelo!. Chiediamo a Dio anche la forza per saper un giorno perdonare chi ha compiuto l’irreparabile. Perdonare ma anche chiedendo che essi percorrano un cammino di rieducazione secondo quanto la giustizia vorrà disporre ed in luoghi, come ad esempio le carceri, che devono essere sempre più ambienti di autentica riabilitazione dell’umano.
Che Dio accolga l’anima di Willy. Che faccia fiorire i tanti germogli di bene che in questi giorni abbiamo visto in molti adolescenti e giovani, che speriamo protagonisti di un mondo migliore del nostro. Che Dio perdoni tutti noi che davanti a questa bara ci sentiamo sconfitti perché non abbiamo saputo puntare, per l’ennesima volta, sull’Unico che salva e dobbiamo dolorosamente constatare che il nostro impegno per umanizzare il mondo, tanto spesso prescindendo da Dio, è fallito. Amen».