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Fine della quarantena: l’ansia del ritorno alla vita

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Il guscio della quarantena

Il 4 Maggio è alle porte e per molti sembra essere la data della “liberazione” dalla quarantena. In linea teorica si potrà ritornare, seppur lentamente e con le dovute precauzioni, alla vita ordinaria.

L’aspetto paradossale è che in alcuni sta insorgendo uno stato d’ansia, quasi una sorta di paura della normalità, del riprendere la frenetica corsa tra lavoro e famiglia: è come se ci trovassimo in un guscio protettivo e questo ha cambiato la percezione delle cose.

La fine di questo periodo significherà per alcuni la presa si coscienza che la vita di prima non era poi tanto perfetta, che la mancanza del fidanzato/a ogni giorno non si è fatta sentire molto, che non dover cercare lavoro e ritornare adolescenti coccolati dalla mamma o dalla moglie in fondo non è così male; in più non siamo assillati dall’orologio che ticchetta inesorabilmente.

Cosa ci aspetta?

Ad aumentare lo stato d’ansia è anche la preoccupazione di come sarà cambiata la routine. Andare in giro in mascherina, temere un gruppo di persone in fila alla posta, stare in allerta per una possibile seconda ondata di contagi: insomma, i pensieri non sono pochi.

Il punto cruciale è l’imprevedibilità pronta fuori la porta, il controllo sulle cose al momento non è consentito e lasciarsi portare dalle onde è abbastanza preoccupante.

Siamo riusciti a mantenere la comunicazione con la famiglia e gli amici quotidianamente tra videochiamate e messaggi come non mai, con un miglioramento delle relazioni che prima per mancanza di tempo non potevamo coltivare: il pensiero di non avere la possibilità di abbracciarci virtualmente ci rattrista.

Non possiamo più rimandare

Dopo le prime settimane l’organismo si è adattato ai ritmi lenti delle giornate, tutti i pensieri sul futuro lavorativo, le relazioni sentimentali e sociali sono state messe in “attesa” e la sensazione è stata di alleggerimento.

Eravamo giustificati se la storia d’amore in atto non costruiva nulla di concreto, se il lavoro non era quello giusto, se la dieta non portava risultati e così via: la frase “non è colpa mia se”, non è più utilizzabile.

Sta per arrivare il momento del riprendersi la responsabilità dei fallimenti, delle scadenze da rispettare, e non ci sarà più il virus a proteggerci in casa tra quelle quattro mura che tanto ci spaventavano all’inizio di questa pandemia.

Ansia e mascherina

La principale causa di malessere è proprio l’uso della mascherina, non solo per un fattore psicologico, ma anche per una causa meccanica di mal funzionamento della respirazione: l’ostruzione, assolutamente necessaria per difenderci dalle particelle del virus, non ci permette la respirazione profonda, ancor meno se le temperature sono alte e la sensazione è di oppressione.

L’attenzione si tiene ai massimi livelli su dove abbiamo appoggiato il cellulare o la borsa, su cosa abbiamo toccato con le mani, se la busta della spesa è impregnata di virus e nel mentre i figli richiamano attenzione distraendoci dal disinfettare tutto.

Il cervello manda l’organismo in allerta attraverso il battito cardiaco e tutti i parametri fisiologici vanno in accelerazione, provocando stress psicofisico.

Come poter gestire il rientro alla normalità?

La base iniziale per affrontare qualsiasi cambiamento è la “morbidezza” delle azioni, cioè l’adattarsi piano piano, aggiustando il tiro e non avendo fretta.

L’insegnamento principale è stato appunto “il riprendersi il tempo”. Ora dobbiamo applicarlo al dopo, non avere fretta di uscire, di pensare alle vacanze, di dover correre da una parte all’altra della città.

Le restrizioni ci impongono calma, possiamo muoverci ma a piccoli passi.

– Se la mascherina ci da problemi possiamo allontanarci e toglierla per regolare il respiro, quello che conta essenzialmente è la “distanza sociale”.

– Cerchiamo di non pensare a cosa faremo tra un mese, restiamo ad oggi e a domani.

– Non chiudiamoci nel mutismo, parliamone con la famiglia e gli amici: il confronto è necessario.

– Pensare al “prima” non serve, anche le pietre con il tempo cambiano forma.

Ci adatteremo ai nuovi ritmi così come è stato in questo periodo, e ci porteremo appresso il bagaglio di questa esperienza anche quando ne saremo del tutto fuori: il nostro organismo è modificabile e nulla resta uguale.

“Tutto scorre”, diceva un vecchio saggio greco.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it

Vi aspetto.

Dott.ssa Sabrina Rodogno

PsicoStress

 

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