Un piano sovradimensionato e mal gestito quello riguardante il progetto per la nuova Fiera di Roma. Ora, a fare il punto della situazione è la Procura della Corte dei Conti che segnala un ammanco di ben 251 milioni di euro per i padiglioni realizzati nell’aprile del 2006 a Ponte Galeria.
A un passo dal fallimento la società Investimenti Spa, originariamente partecipata dalla Camera di Commercio di Roma, dalla Regione, dal Campidoglio e dalla città metropolitana.
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Chi sono i manager coinvolti nel fallimento della Fiera di Roma
Il debito come sottolineato dal viceprocuratore Pierin ‘Si trascinerà per anni nei bilanci pubblici, con il risultato negativo per il Lazio e Roma Capitale di non avere un polo fieristico di spessore, con enormi perdite per la potenzialità di sviluppo turistico-commerciale per il territorio e con le risorse perse che andranno a ricadere per anni sulla collettività’.
Tra amministratori delegati, Direttori Generali e membri del Cda Investimenti saranno in totale 8 le persone chiamate a rispondere. I nomi in calce all’atto del magistrato sono quelli di Lorenzo Tagliavanti, Giancarlo Cremonesi, Cesare Pambianchi, Vincenzo Alfonsi, Ottavia Zanzi, Emilio Cerasi, Marco Attilio Tranquilli, Roberto Bosi e Andrea Mondello.
Fallimento Fiera di Roma: l’antefatto
Per comprendere la decisione della procura della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza è necessario un passo indietro. Nel 2001 viene sottoscritto l’accordo per il trasferimento della Fiera di Roma da Via Cristoforo Colombo a Ponte Galeria.
Da qui il progetto e la sua degenerazione. Infatti secondo le Fiamme Gialle il progetto oltre ad essere sovradimensionato è localizzato in una zona a rischio di sprofondamento. Poi il prestito da 200 milioni: in mancanza di nuovi investitori e persi quelli precedenti, Investimenti si è rivolta a Unicredit. Un aiuto considerevole ma caratterizzato anche da vincoli.
Per rispettarli i vertici della Partecipata di Regione e Comune hanno hanno approvato delle modifiche annuali delle scadenze del debito accumulato assumendo con ciò nuovi costi che sono andati ad influire sulla situazione debitoria finale ed arrivando purtroppo allo stato attuale delle cose.