Le indagini, avviate dal Commissariato di Albano Laziale e proseguite in collaborazione con la Squadra Mobile, hanno avuto inizio a seguito della denuncia della vittima di una estorsione, che nei mesi di settembre, ottobre e novembre aveva subìto ripetute richieste, con minacce di morte, della somma di 40.000 euro. La vicenda, in realtà, ha una origine più lontana, che vede come protagonisti personaggi di spicco della nota famiglia nomade, emersi nell’ambito di un’estorsione che riporta alla ribalta una vicenda, nota alle cronache, della sparizione, nel 2015, di alcuni gioielli custoditi nel caveau di un istituto bancario all’Appio Latino. In quell’occasione, un direttore infedele aveva sottratto gioielli, e molto altro, per un valore di 2 milioni di euro.
Uno di quei gioielli era poi finito nelle mani di un noto pregiudicato dei Castelli Romani, F.F. il quale, attraverso un prestanome, aveva provato ad impegnarlo ad uno sportello bancario di Albano Laziale; il tentativo di ricettazione, tuttavia, non andò a buon fine e l’uomo fu arrestato. Alla fine dell’estate, lo stesso personaggio è riapparso, pretendendo 40.000 euro dalla medesima persona che, all’epoca, era stata coinvolta nella tentata ricettazione. La cifra richiesta era il corrispettivo di vari orologi, di grande valore, impegnati presso l’istituto di credito svaligiato nel 2015.
L’attività investigativa, espletata anche con l’utilizzo di presidi tecnologici, ha permesso di riscontrare le dichiarazioni rese dalla vittima, consentendo di individuare altre due persone, una delle quali è risultata appartenere alla nota famiglia. Altri 2 indagati hanno partecipato alle azioni delittuose con diversi ruoli, avviare e proseguire i contatti con la vittima, incontrandola personalmente, ma anche con compiti di intermediazione tra la stessa ed i due arrestati, interferenze finalizzate a convincere il malcapitato ad elargire somme di denaro sulla base di presunti rapporti di debito/credito con gli estorsori, di natura comunque illecita. Nel corso delle indagini sono altresì emersi elementi riconducibili ad attività illecite nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti, che hanno consentito di effettuare, lo scorso 27 ottobre, l’arresto in flagranza anche di M.S., trovato in possesso di circa 50 grammi di cocaina mentre si recava a Roma.
Durante l’esecuzione dei provvedimenti restrittivi, sono state effettuate anche diverse perquisizioni, non solo nei confronti dei soggetti partecipi delle condotte criminose, ma anche alla ricerca di sostanze stupefacenti. In un’abitazione di Marino, sono stati rinvenuti circa 80 gr. di cocaina e un bilancino di precisione nonché assegni, estratti di conti correnti e distinte di prelevamenti di numerose società intestate fittiziamente ai soggetti già oggetto di approfondimenti specifici da parte dei militari della Compagnia Guardia di Finanza di Velletri, nonché personal computer e telefoni cellulari. Il proprietario dell’abitazione, M.E., è stato quindi tratto in arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, nonostante abbia tentato di disfarsi dello stupefacente gettandolo dalla finestra.
Nel corso delle indagini, sono state perlustrate anche alcune abitazioni alla Romanina, essendo emerse, infatti, sebbene in maniera più defilata, le figure di altri appartenenti al clan, il padre e il fratello dell’arrestato. Il primo, infatti, veniva costantemente aggiornato sull’andamento e gli sviluppi delle situazioni estorsive, il secondo fungeva da factotum. L’operazione, che ha visto l’impiego di numerosi uomini, è stata svolta con la collaborazione del Commissariato “Romanina”, del Reparto Prevenzione Crimine Lazio, del Reparto Mobile e delle Unità Cinofile.