Dal momento in cui si è consumato il divorzio tra i due ex grandi amanti, Fabio Fucci e il Movimento 5 Stelle, in città si è iniziata a respirare un’aria decisamente diversa politicamente parlando.
Lo scenario delle amministrative a Pomezia infatti, se il Sindaco uscente fosse rimasto tra le casacche pentastellate, sarebbe stato completamente differente e invece l’addio di Fucci ha rimescolato, e non poco, le carte in tavola.
E allora vediamo cosa potrebbe accadere. Il primo dato da tener in considerazione è la quasi certezza, stavolta più che in passato salvo imponderabili colpi di scena, di dover aspettare il ballottaggio per veder eletto il nuovo sindaco.
Già, ma tra chi? Uno dei contendenti potrebbe essere il Movimento 5 Stelle, forte del dato fatto registrare alle politiche del 4 marzo che l’ha resa la prima forza del territorio; poco importa, in questo caso, il reale “peso” politico di Zuccalà che pure durante questa campagna elettorale sta cercando di districarsi dall’eredità pesante, in termini di immagine, lasciata proprio da Fabio Fucci.
Il Sindaco uscente, per contro, è convinto invece di avere gli elettori dalla sua in nome del “grande lavoro svolto in questi anni” tanto da decidere di montare una campagna elettorale fondata, anche se non esclusivamente, per carità, sul trash, abbandonandosi a dei video social stile “sit com casareccia”.
Fucci, supportato dalle civiche Essere Pomezia e Pomezia il Bene in Comune, rappresenta del resto la classica variabile impazzita: difficile prevedere per lui una mezza misura: o sarà trionfo netto – ma gli avversari sono davvero tanti e ben corazzati – o un flop altrettanto marcato. Ce lo vedete Fucci a tornare alle origini re-indossando magari i panni da consigliere? Ci pare francamente difficile.
Poi ci sono centrodestra e centrosinistra. Tra i due chi si trova davanti una montagna difficile da scalare è senza dubbio lo schieramento guidato da Stefano Mengozzi: il PD, uscito distrutto dalle politiche, affronta le amministrative di Pomezia sostanzialmente in difesa in attesa di tempi migliori.
E allora ci si può aggrappare a tutto: come sperare nel “ritorno” dei voti di sinistra finiti per protesta (e di motivazioni se ne potrebbero trovare a bizzeffe) nel tempo ai grillini o altrove, magari in virtù di quanto sta accadendo al livello nazionale col nuovo governo, o invocare il successo sul filo di lana di Zingaretti alle regionali. La scelta di Mengozzi, che punta molto sul suo essere pometino dalla nascita, del resto muove nell’ottica di recuperare un elettorato che localmente ha sempre sostenuto congruamente i dem (che a questo giro saranno uniti ai socialistici, all’Unione Imprenditori Lavoratori Socialisti e a Pomezia Domani) tranne che, per l’appunto, alle ultime politiche dove il centrosinistra anche a Pomezia ha raccolto pressoché le briciole lasciate dagli altri partiti.
E veniamo dunque alla forza politica che rischia seriamente di far saltare il banco: 7 liste di centrodestra – Forza Italia, Lista Matarese Sindaco, Unione di Centro, Lista III° Millennium, Lega, FDI, Lista dello Scarpone, MSI – hanno individuato nel generale Pietro Matarese l’uomo giusto per arrivare al governo di Piazza Indipendenza. I numeri in effetti ci sono tutti: oltre il 30% degli elettori hanno scelto centrodestra alle ultime elezioni politiche e la candidatura di Matarese, arrivata non senza fatica, rappresenta la classica investitura autorevole che ha messo fine ai tanti protagonismi locali nello schieramento rispuntati come funghi al momento di chiudere le liste.
Sarà dunque proprio il centrodestra ad arrivare al ballottaggio? Staremo a vedere. Completano il quadro la candidatura civica di Progetto Comune Pomezia di Antonio Aquino e Casapound. Per tali schieramenti – che alla vigilia paiono destinati a contendersi il quinto ed il sesto piazzamento – un ingresso in consiglio comunale sarebbe già un grande successo.