Si avvicina a grandi passi l’appuntamento con le elezioni amministrative che si terranno a Pomezia per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale.
Mentre si delineano i vari candidati delle diverse formazioni in campo, è possibile analizzare innanzitutto il voto dello scorso 4 marzo nella città e trarne alcune considerazioni o addirittura previsioni. Sia chiaro, un conto è la tornata regionale e nazionale e un conto è la tornata amministrativa locale, anche perché nell’elezione del sindaco molto dipende dalla persona candidata, a prescindere dal movimento o dal partito che lo appoggia. Tuttavia i dati che emergono da quella fatidica prima domenica del mese scorso ci dicono qualcosa di rilevante, che gli aspiranti primi cittadini pomentini devono considerare attentamente.
Sia al livello regionale che al livello nazionale il Movimento 5 stelle ha tenuto: è ancora la prima scelta. Per lo scranno più alto del Lazio Roberta Lombardi ha preso il 43,52% delle preferenze (dato in controtendenza regionale, vista la vittoria di Zingaretti con percentuale molto più bassa), mentre i due candidati pentastellati a Camera e Senato (oramai eletti), Marco Bella e Giulia Lupo, hanno totalizzato rispettivamente il 48,25% e il 47,56%. Complessivamente tra i 14.000 e i 16.000 voti.
Interessante, però, è notare che gli elettori pomentini hanno dato più voti alla persona che al Movimento, con uno scarto maggiore lì dove la scelta della croce sul solo candidato aveva effetti maggiori, cioè in Regione. Al livello di liste, per questa partita, centro-destra e grillini hanno quasi pareggiato, col risultato della Lombardi garantito da uno scarto di 5.000 voti a lei sola. Meno evidente è lo scarto candidato-Movimento per Camera e Senato: rispettivamente 700 e 1.700 preferenze (ma qui la scelta era praticamente irrilevante, vista la legge elettorale). Tutto ciò ci dice che la partita comunale tra il “dissidente” Fabio Fucci, la cui popolarità è consolidata e il meno noto Adriano Zuccalà, ex presidente del consiglio comunale e grillino fedele alla “regola dei due mandati”, è fortemente incerta.
Fucci, se visto ancora come un pentastellato nell’anima, potrebbe spuntarla, visto il segnale dato in favore del candidato. Altrimenti, se sarà visto come un traditore “attaccato alla poltrona”, il gioco si ribalterà. Quello che entrambi devono temere, però, è una possibile spartizione dei voti a favore del centro-destra, che il 4 marzo è apparsa come seconda forza, distanziata dal movimento, ma in ripresa, con un risultato medio del 30% dei consensi.
All’interno della formazione è ancora Forza Italia la prima, seppur tallonata dalla Lega, che nel voto per la Camera ha superato il partito di Berlusconi di circa 200 voti (ma è rimasta dietro nella scelta per Regione e Senato). Un candidato sindaco dal volto nuovo e dinamico, che faccia dimenticare il passato agli elettori, potrebbe fare un clamoroso colpaccio. Sembra quasi impossibile, invece, che il centro-sinistra possa risultare davvero competitivo. Il 4 marzo i pometini hanno bocciato sonoramente sia Pd e alleati che Liberi e Uguali (con percentuali complessive tra il 15% e il 19%). Ma anche in questo caso va fatta una considerazione. Laddove erano divisi questi partiti hanno preso complessivamente circa 5.000 voti, mentre in Regione, con un candidato come Zingaretti, che ha costruito una coalizione molto ampia e “più spostata a sinistra”, hanno ottenuto 6.000 preferenze (con 500 voti in più per il solo presidente). Forse con una formazione larga, politica e civica e un candidato in grado di rappresentarne l’unità (anche qui facendo dimenticare il passato), il risultato comunale potrebbe essere meno deludente del previsto. Alla luce del 4 marzo non è possibile o significativo considerare gli altri candidati sindaci. Alle elezioni comunali, tuttavia, mancano diversi giorni e la campagna elettorale, da qui al voto, potrebbe ancora riservare delle sorprese.
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Il voto locale seguirà la scia della tornata nazionale confermando i numeri ottenuti dai cinque stelle o seguirà comunque altre logiche?
“Il risultato straordinario nazionale e regionale conferma che il Movimento 5 stelle a Pomezia ha lavorato bene negli anni ed è conosciuto sul territorio. Non credo che calcoli matematici su quantità di voti e percentuali siano indicazioni precise di come andranno le elezioni comunali, tuttavia confermano che siamo la prima forza politica in città”.
Temete una sorta di “effetto Fucci”?
“Il Movimento 5 stelle di oggi non è più una scommessa come nel 2013, abbiamo costruito la nostra credibilità durante gli anni e ci è stato riconosciuto alle ultime elezioni, dimostrazione che non esiste nessun “Effetto Fucci”. Ogni componente della maggioranza che ha governato Pomezia dal 2013 ha maturato esperienza e consapevolezza del ruolo e tutti attualmente siamo compatti sotto il simbolo del Movimento 5 stelle. Una singola persona che si allontana non può minare la tenuta e le capacità di una squadra, come non può garantire continuità nel lavoro svolto da tante persone. Noi abbiamo già una lista composta da Presidenti di Commissione, consiglieri comunali uscenti, esperti di settore e professionisti riconosciuti. Credo sia un valore aggiunto che dà forza ai programmi e punta sull’esperienza, sulla meritocrazia e sull’energia del gruppo. Qualità che i cittadini sapranno sicuramente apprezzare”.
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Le recenti elezioni politiche ci hanno restituito un’immagine di Pomezia fedele al Movimento 5 Stelle. Si aspettava un dato così forte?
“Sì, mi aspettavo questo risultato del Movimento 5 Stelle qui a Pomezia e credo anche di avervi contribuito. Ho fatto il sindaco nel Movimento per tanti anni e i risultati ottenuti hanno avuto un peso. Sono molto contento anche di come siano andate le elezioni politiche per il Movimento. Però non posso nascondere alcune considerazioni sul voto: la rigidità pentastellata porta al paradosso per cui in Sicilia prendi il 40% e non governi, alle politiche prendi il 33% e non si sa se riuscirai a governare. E’ questa rigidità che mi ha portato ad uscire dal M5S: ho acquisito, grazie ad un percorso fatto nel tempo, la consapevolezza che lì dentro manca una visione strategica e la capacità di leggere il contesto politico in maniera meno rigida. Bisogna rendersi conto che il mondo ha tante sfaccettature e che è un mondo fatto di persone, tante, che contribuiscono a rendere migliore la nostra società, anche se con strade diverse,e quindi non vanno evitate. E’ pensando a questo mondo ricco e variegato che ho scelto la via della lista civica Essere Pomezia, per accoglierne e valorizzarne tutte le potenzialità”
Localmente si opterà per il voto alla persona?
“La partita per le comunali è totalmente diversa. Nasce sotto altri principi, con altre dinamiche e con altre persone. Credo che la vittoria in tasca non ce l’abbia nessuno. Essere Pomezia ha un vantaggio su tutte le altre forze politiche in corsa: il sindaco uscente, che ha lavorato bene anche a detta dei nemici di oggi che solo fino a poco tempo fa mi portavano come modello in tutte le principali piazze d’Italia per parlare del mio operato. Credo che questo vantaggio vada capitalizzato. Guardo con rispetto tutti gli altri e non sottovaluto nessuno. Le persone che fanno parte di questo progetto dovranno lavorare duramente per far comprendere quanto di buono c’è in Essere Pomezia e nella sua fisionomia politica trasversale. Non c’è solo continuità, ma c’è crescita e grande potenziale da mettere al lavoro per il benessere della città. Oggi porto con me l’esperienza di governo di 5 anni da sindaco, che è ben diversa da quella di un consigliere comunale o di un presidente del consiglio comunale. Fare il sindaco significa avere il cervello acceso tutto il giorno tutti i giorni, essere veloci, affrontare con lucidità urgenze ed emergenze, avere una mentalità orientata alla risoluzione dei problemi. Oggi sul piatto c’è la certezza di un’esperienza di governo ben riuscita e la sicurezza dei risultati ottenuti. Chiaramente i meriti non sono tutti i miei o soltanto i miei, ma come in tutte le organizzazioni il vertice ha il suo peso determinante”.
Liste civiche: torna anche D’Avino che poi vira su Cuori Italiani
Sul fronte delle cosiddette liste dei cittadini aveva senz’altro “stupito” la ricandidatura a Sindaco di Angelo D’Avino che in molti a Pomezia potrebbero giurare di averlo sentito dire, all’indomani della tornata del 2013 quando raccolse un migliaio di voti, di aver concluso la sua esperienza come candidato. E invece, dopo cinque anni, lo avevamo ritrovato di nuovo con la stessa “Pomezia in testa” – dopo che l’accordo tentato con l’Avvocato Aquino, a capo di un’altra lista civica, “Progetto Comune Pomezia”, era evidentemente naufragato – salvo poi tornare sui suoi passi annunciando l’approdo nella lista Cuori Italiani.
La situazione nel centrodestra
Alle politiche e alle Regionali, guardando al voto espresso dagli elettori di Pomezia, il centrodestra unito si è rivelato la seconda forza politica del territorio. Parliamo di un 33% complessivo nel voto alla camera, con Forza Italia e Lega pressoché appaiate, e di un 30% per quello Regionale dove invece FI è arrivato primo.
Dal canto suo la Lega, col portavoce Roberto Vettraino, ha subito rivendicato il risultato politico ottenuto che per Pomezia fa comunque notizia. A parole tutti si son detti pronti a lavorare di squadra ma nei fatti? Se infatti alle nazionali e per la Pisana, non senza difficoltà, alla fine una convergenza è stata trovata, replicare un accordo per Pomezia sembrava un’impresa titanica. “Troppi galli a cantare”, potrebbe dire qualcuno, e nessuno disposto a fare un passo indietro. E del resto le lotte intestine sorte nell’arco di centrodestra seguite al voto del 4 marzo hanno dato riprova di questo.
Il centrosinistra riparte dal successo di Zingaretti
Si aggrappa alla vittoria “zoppa” alle Regionali del Lazio – Nicola Zingaretti ha sì vinto ma non potrà contare solo sulle sue forze per governare – il centrosinistra a Pomezia, col Partito Democratico a cercare di raccogliere i cocci dopo la tornata elettorale del 4 marzo.
Un centrosinistra che ha perso un po’ dappertutto in Italia e che a Pomezia ha toccato cifre record ma in negativo: 13,44% complessivo nel voto alla camera, col PD che ha ottenuto un quarto dei voti assegnati ai 5 stelle. Troppo debole, ancora, Liberi e Uguali che porta alla causa meno di mille voti. Leggermente meglio va il dato regionale che con alleati diversi ha permesso di arrivare al 20%.
I vertici DEM, con Cisternino (segretario locale) in testa, sanno bene allora che sperare in una (clamorosa) rimonta è sfida quasi impossibile se non puntando in un candidato che sappia restituire quantomeno, nell’opinione pubblica, una vicinanza con la gente del territorio; se invece prevarranno le solite “logiche” di partito – vedi la débâcle di Renzi – allora presentarsi o meno alle urne sarà del tutto irrilevante.
E allora come giudicare la candidatura del segretario locale (con riserva attenzione) proprio dello stesso Cisternino annunciata lo scorso 27 marzo? Troppo presto per dirlo anche perché la scelta, non è definitiva, in quanto dal PD fanno sapere “che, in un’ottica di coesione con le altre forze – liste comprese – che andranno a formare la coalizione (al momento ricordiamo che con il PD c’è Italia dei Valori e il Partito Socialista, ndr), il candidato espresso è pronto a fare un passo indietro, ritirando la candidatura in favore di un eventuale accordo su un nome più ampiamente condiviso”.
Certo è che se la situazione rimarrà infatti inalterata, con una conferma del trend nazionale, il pacchetto di voti del centrosinistra finirà solo per essere l’ago della bilancia a un eventuale ballottaggio tra M5S e Fucci, o tra grillini e centrodestra. Insomma non proprio lo scenario per chi, 5 anni fa, perdeva sì le elezioni ma ad un passo dalla vittoria. Intanto registriamo un dato: il centrosinistra punta a rimanere unito e in questo senso muovono le alleanze siglate tra PD, Partito Socialista e Italia dei Valori.
Giacomo Andreoli e Luca Mugnaioli