Omicidio stradale. È questa l’accusa della Procura nei confronti dei sei funzionari comunali legati al caso di Elena Aubry. La ragazza che il 6 maggio del 2018 aveva perso la vita su via Ostiense, all’altezza del chilometro 25,500. Per gli inquirenti quella strada sarebbe dovuta essere chiusa a scooter e moto per la presenza di buche. Ma così non è stato. E allora il pm Laura Condemi ha chiesto il rinvio a giudizio per otto persone. Tra gli imputati anche il rappresentante legale e un dipendente della ditta incaricata della manutenzione.
Leggi anche: Sono state ritrovate le ceneri di Elena Aubry, lo comunica la mamma su Facebook
Elena Aubry, chi rischia il processo
A rischiare di finire a processo per la morte di Elena Aubry sono due direttori del Simu (dipartimento Sviluppo infrastrutture e manutenzione urbana). Si tratta di Roberto Botta e Fabio Pacciani. La richiesta di rinvio a giudizio è stata avanzata dalla procura anche per altri due dirigenti del Simu. Francesco Campagnoli, responsabile della manutenzione ordinaria del lotto sei della grande viabilità, e Marco Domizi, responsabile della manutenzione stradale.
Leggi anche: Elena Aubry, per la sua morte indagati tre funzionari del Comune: «La strada era dissestata»
Poi ci sono due altri due funzionari municipali per cui è stato chiesto il processo: Paolo Fantini, direttore dei lavori, ufficio manutenzione e pronto intervento con competenza nel Municipio X, e Nicola De Bernardini, direttore tecnico nello stesso Municipio. Sono questi sei i dipendenti del comune. Mentre Fabrizio Pennacchi, rappresentante legale della Esgra, società vincitrice dell’appalto per la manutenzione di via Ostiense, e il suo addetto alla sorveglianza Alessandro Di Carlo, sono esterni a Roma Capitale. Ma anche a loro è contestato l’omicidio stradale.