‘Ci sono i primi indagati per la morte di Elena. Che quella strada sia la causa della sua morte, mi pare sia fuori da ogni dubbio’ – lo dice Graziella Viviano, la madre della giovane motociclista Elena Aubry che quel maledetto 6 maggio del 2018 ha perso la vita sulla via Ostiense.
Morte Elena Aubry: i primi 3 indagati
I primi indagati per la morte di Elena Aubry sono 3 funzionari del Comune di Roma che si occupano di manutenzione stradale. Questo perché, una volta sentito un altro testimone e fatto un ulteriore sopralluogo, si è arrivati alla conclusione che la strada era molto più dissestata di quello che inizialmente si immaginava. L’ipotesi delle ‘buche’ e di un incidente che si poteva evitare era stata fatta subito già dalla madre della ragazza che si era lasciata andare ad un lungo e doloroso sfogo su Facebook: ‘Elena non c’è più. Per un’inspiegabile e assurda situazione, per un assurdo incidente, per le maledette buche di Roma mia figlia non c’è più’.
Elena Aubry, parla la mamma Graziella: ‘La strada non deve uccidere’
‘Altre due persone cadute li a 15 giorni di distanza dal suo incidente, tanto da ascoltarmi a chiudere quella strada (lo è stato fatto dopo un anno, almeno per le due ruote). Ma non è bastato: una decina di giorni fa un altro scontro di auto, esattamente davanti all’albero di Elena, sempre “per quelle maledette radici“. Io non provo odio “personale” verso nessuno. Ma un processo, la Giustizia, non può che stabilire dei principi che devono essere oggettivi. E il principio in questa vicenda è “La strada non deve uccidere“, né Elena, né nessun altro, mai più, ora e sempre. Che la morte di Elena almeno serva a determinare questo: la strada è un elemento del nostro vivere quotidiano, indispensabile per “la struttura” del vivere. In termini urbanistici si definisce “urbanizzazione primaria”. Le case senza strade non sono un agglomerato urbano, non possono essere realizzate, non hanno senso senza il loro elemento di fruizione: la strada. Ecco perché la strada deve e non può che essere “la base minima” da cui non si può prescindere per la vita dell’essere umano. I Romani ce lo hanno insegnato e ancora partono da Roma “le Consolari” che vanno per tutta Italia. Questa base minima DEVE essere sempre garantita, da chiunque, sempre altrimenti il cittadino è in pericolo costante. E poi crollano i ponti, cedono i viadotti.… In questi anni ci siamo “distratti” da questo principio fondamentale. Ci siamo occupati “di cose più importanti” quando la manutenzione delle infrastrutture ” è la cosa più importante” la “base” di un paese. Che la morte di Elena sia servita e serva almeno a determinare questo’ – spiega mamma Graziella su Facebook.
E poi il ricordo a quella figlia che, purtroppo, non c’è più. In sella alla sua moto è morta, se ne è andata e con lei tutti i suoi sogni e progetti. ‘Io non potrò sorridere più, come in questa foto. Mi è stata tolto molto più della mia vita che sarei disposta a dare, anche adesso, se questo servisse a riportare Lei. E chi mi conosce sa che lo dico perché lo penso e lo farei. Ma, malgrado tutto, non provo odio per nessuno. Sono una donna di principi, ferrei, dai quali non derogo, ma l’odio, l’accanimento, il giustizialismo “ad personam “, proprio non mi appartiene. Un processo stabilisce “principi” di giustizia ed è “giusto” che questi vengano stabiliti e “definiti” una volta per tutte e spero che il processo di Elena su questo aspetto ” faccia giurisprudenza”. Per il resto, quello che personalmente dirò e farò, poi si vedrà’ – conclude Graziella.