Ormai non ci facciamo quasi più caso: vedere il ciglio della strada – di tutte le strade – colmo di rifiuti è diventato la normalità. Sacchetti di rifiuti gettati da incivili che si ammonticchiano sempre di più fino a diventare discariche a cielo aperto. E poi divani, materassi, pneumatici, elettrodomestici: facendo un giro, soprattutto nei luoghi più appartati, si può trovare di tutto, compresi pezzi di auto e moto, ovviamente rubate.
Ma, appunto, la cosa più assurda è che ormai questo per noi sta diventando quasi la normalità: ci stiamo abituando a questa bruttura e anche se ci viene il voltastomaco e ci indigniamo ogni volta che vediamo i cumuli di rifiuti gettati dall’incivile di turno, il paesaggio deturpato dai rifiuti è ormai registrato dal nostro cervello come un qualcosa di “consueto” e non di anomalo. Sarà che ormai siamo subissati dalle immagini delle strade di Roma, dove per camminare occorre fare la gimcana tra i rifiuti che invadono i marciapiedi, ma spesso non ci si rende conto della gravità dei danni che arrecano tutte queste discariche abusive.
A partire dai costi delle continue bonifiche – quando vengono fatte – che ricadono sulle tasche dei cittadini, visto che vengono utilizzati soldi pubblici che potrebbero essere impiegati per servizi diversi, fino all’impiego del personale che deve pattugliare il territorio alla ricerca degli “zozzoni”, per finire all’inquinamento ambientale. L’estate appena trascorsa è stata caratterizzata da roghi tossici, con rifiuti dati alle fiamme non appena raggiungevano quantità limite: le zone più colpite sono state quelle attorno alle Salzare, a Tor San Lorenzo, sia lato mare, nei pressi del “serpentone” e del sito archeologico Castrum Inui, sia nell’entroterra, verso via dei Monti di Santa Lucia. Ma discariche si trovano anche a Marina di Ardea, su via Firenze, lungo tutta la strada fino a Nuova Florida. Ma se la situazione ad Ardea non è delle migliori, anche Pomezia non scherza: la conformazione del territorio, così come nel vicino comune rutulo, favorisce il proliferare di siti dove gli incivili gettano indisturbati di tutto, agevolati dal fatto che le (poche) telecamere di proprietà del Comune spesso non sono funzionanti. I due Comuni sono in linea con i dati emersi dall’inchiesta di Legambiente (Ecomafia 2021, Edizioni Ambiente), con una crescita di illeciti.
La provincia di Roma è balzata al secondo posto della classifica nazionale, immediatamente dopo quella di Napoli, che vede invece una notevole riduzione dei casi (il -36,7% in meno rispetto all’anno precedente). I reati relativi alla provincia di Roma invece risultano aumentati del 32,6% rispetto all’anno precedente. Al terzo posto si colloca Bari, seguita da Palermo, altra provincia con illegalità ambientali in crescita (+33,7%). In questi dati va evidenziato che molte delle attività di abbandono sono riconducibili a un pendolarismo dei rifiuti, tanto che in alcune vie di grande comunicazione, come analizzato nel precedente servizio, come via Pontina, via Ardeatina e via Laurentina (tutte strade percorse abitualmente da abitanti di Pomezia e Ardea per andare a Roma), si sono toccate punte dell’80% di persone sanzionate non residenti. Anche la tipologia di rifiuti che vengono abbandonati per strada corrisponde a quella analizzata da Legambiente: 18% Raee, 14,8% mobilia, 20,4% divani e materassi, 22% scarti da lavori edili (calcinacci e sanitari), 6% pneumatici fuori uso.
Gli svuota-cantine: fenomeno delinquenziale nascosto dietro un’apparente legalità
Quante volte abbiamo visto passare per le nostre strade i cosiddetti “ferrovecchi”? E a quanti è capitato di rivolgersi a loro in caso di traslochi o per svuotare cantine, visto che, a conti fatti, era la soluzione più economica, piuttosto che ripulire da soli e andare direttamente in discarica? Ma vi siete chiesti cosa ci sia dietro questa convenienza di prezzi? “Spesso – come confermato dalla polizia locale a Legambiente – dietro la pubblicità di “traslochi e trasporti” o, come detto, svuota-cantine si celano soggetti delinquenziali che hanno trovato redditizio prestare la loro opera come trasportatori, facendo capo, in alcuni casi, a vere e proprie organizzazioni criminali.
Queste “imprese”, sfruttando le voragini lasciate a disposizione da un sistema romano di raccolta e riciclo del tutto inefficace, offrono le proprie prestazioni a prezzi concorrenziali con un’azione di volantinaggio sfrenato, e sembrano essersi impadronite di una porzione della gestione cittadina dei rifiuti. Anche per colpa di una scarsa consapevolezza da parte dei cittadini, di un’informazione e di una qualità del servizio pubblico sicuramente da migliorare. Non sono poche, infatti, le persone che, ignare di ciò che si nasconde dietro questo fenomeno, confidano nella legalità di questi “servizi” così diffusamente reclamizzati.
A far crescere la “domanda” sono l’economicità del trasportatore e le criticità del servizio di raccolta svolto dall’Ama, come già raccontato, fino alla diffusa evasione della Tari. Si finisce, così, per affidarsi a soggetti che possono essere contattati facilmente tramite i numeri di telefono cellulare reperibili nelle migliaia di affissioni abusive lungo qualsiasi strada”. E se questo accade a Roma, succede anche nell’area metropolitana, compreso nei Comuni di Pomezia e Ardea, con un giro di affari di dimensioni davvero ragguardevoli, se si pensa che un singolo svuota-cantine, calcolando la media di un paio di interventi giornalieri, può arrivare a incassare dai 500 ai 1.000 euro al giorno.
Chi c’è dietro?
Trovare chi ci sia dietro gli svuota-cantine è difficile, perché solitamente i numeri di telefono sono riconducibili a persone non rintracciabili o nullatenenti che non sono le reali utilizzatrici della linea telefonica. Inoltre, anche quando si riesce a cogliere sul fatto lo svuota-cantine, è quasi impossibile applicare la sanzione amministrativa accessoria prevista in caso di reiterazione della violazione dell’articolo 193 del Dl 152/2006 che regola il trasporto dei rifiuti grazie al quale si può arrivare al sequestro del mezzo utilizzato.
Questo succede perché, se la multa è stata fatta in un altro Comune, a causa dell’impossibilità di condividere l’informazione per via telematica (non esiste un elenco nazionale di questo tipo) il verbalizzante non se ne accorge e quindi lo svuota-cantine la passa liscia ogni volta. In pratica, se viene multato a Pomezia e il giorno dopo ad Ardea, è come se fosse stato sanzionato una sola volta e il mezzo non gli viene sequestrato.
Da Il Corriere della Città – DICEMBRE 2021