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Disabilità a Pomezia: tutto quello che NON è stato fatto in questi anni

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La recente contestazione contro l’Amministrazione Comunale di Pomezia da parte di un gruppo di disabili e famiglie è una diretta conseguenza del grandissimo disagio che queste persone stanno vivendo da troppo tempo a causa dell’indifferenza e della discriminazione che le politiche di welfare locale sbagliate hanno provocato nei loro confronti.

Come quella di continuare a fare cassa e ripianare parte del debito comunale con la delibera 30 giugno 2015 che stabilisce la
compartecipazione alla spesa di assistenza a carico del disabile con tariffe orarie molto elevate, anche nel caso di disabilità grave.

Tariffe che arrivano fino a 10 euro l’ora. Pensate cosa significa ciò
per la famiglia di una persona con disabilità grave che deve prestare assistenza per tutto il giorno. Prendersi cura di una persona in stato di grave disabilità è un servizio essenziale e deve essere a carico della collettività come accade in altri comuni e nella stessa Capitale.

Nel territorio del comune di Pomezia ci sono decine e decine
di disabili che non riescono ad accedere all’assistenza domiciliare,
oppure usufruiscono di un numero limitato di ore a fronte di patologie spesso gravi e fortemente limitative e si è politicamente scelto di sfoltire le code d’attesa facendo pagare contributi salatissimi alle famiglie. Pagare per avere un servizio essenziale è profondamente ingiusto e controproducente perché se una famiglia è abbandonata nell’affrontare la disabilità, se non la si aiuta ma gli si chiedono soldi, è costretta a suo malgrado a far ricoverare la persona bisognosa in un Istituto socio-sanitario pubblico o convenzionato con conseguente maggiore spesa per il Comune e per il SSN.

Vite abbandonate che poi si spengono lentamente tra l’indifferenza della società. Quindi chiedere soldi ad una famiglia che vive questa tragedia significa impoverire, incentivare l’abbandono dei più deboli, significa spostare soldi che si potrebbero invece dare alla famiglia stessa, dirottandoli invece a cooperative ed a servizi esternalizzati svolti a volte da persone senza scrupoli, come testimoniano le numerosi bliz dei NAS dei Carabinieri.

Crediamo che la soluzione giusta non sia quella adottata dall’ex Sindaco di Pomezia ma quella presente in altre città: aiutare concretamente le famiglie contribuendo economicamente alla loro libera scelta di un caregiver qualificato di fiducia, incentivare la permanenza in famiglia della persona fragile e nello stesso tempo progettare per essa un piano di vita in collaborazione con altri interlocutori istituzionali interessati come le ASL che la renda il più possibile indipendente ed autonoma, liberando la famiglia dall opprimente impegno economico e psicologico. Nello stesso tempo l’Amministrazione cittadina si deve adoperare per utilizzare tutti i finanziamenti regionali e privati per un reale “dopo in noi” e per far partire rapidamente progetti di cohousing solidali per disabili ed anziani in collaborazione con il mondo del volontariato, come accade in tutti i paesi civili.

Altro gravissimo problema per il mondo della disabilità a Pomezia è che il Comune o non si è ancora dotato del P.E.B.A., ovvero di un “Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche”, o se adottato non ha dato risultati concreti ed accettabili come strumento in grado di monitorare, progettare e pianificare interventi finalizzati al raggiungimento di una soglia ottimale di fruibilità degli edifici per tutti i cittadini.

Questo strumento nasce nel 1986, con l’articolo 32, comma 21, della legge n. 41, e integrati con l’articolo 24, comma 9, della legge 104 del 1992, che ne ha esteso l’ambito agli spazi urbani, ed è fondamentale per superare le barriere architettoniche insistenti sul territorio.

Rilevando e classificando tutte le barriere
architettoniche presenti in ogni area, dagli edifici pubblici o spazi
pubblici urbani (strade, piazze, parchi, giardini, elementi arredo
urbano).

Il piano doveva individuare in questi anni anche le proposte
progettuali di massima per l’eliminazione delle barriere presenti a
Pomezia e fare la stima dei costi: i P.E.B.A., infatti, non sono solo
uno strumento di monitoraggio, ma anche di pianificazione e
coordinamento sugli interventi per l’accessibilità poiché comportano una previsione del tipo di soluzione da apportare per ciascuna. Invece a Pomezia si è proceduto in modo approssimativo, senza una visione a medio-lungo termine, con delle soluzioni che hanno creato solo confusione. Nulla si è fatto per esempio per l’accessibilità agli stabilimenti balneari del lungomare di Torvaianica, nessuna buona pratica è stata portata avanti.

Questa gravissima mancanza di programmazione e di progettazione del Sindaco e della sua Amministrazione in questi anni, insieme all’incapacità di ottenere finanziamenti regionali e nazionali, ha ridotto Pomezia ad una città non a misura di persone con deficit di mobilità: anziani fragili compresi.

Se poi aggiungiamo a questa situazione il vergognoso
emendamento al bilancio di previsione presentato dal Consiglio
Comunale pentastellato prima di concludere la sua esperienza
amministrativa, nel quale si sono dirottati i fondi destinati
all’abbattimento delle barriere architettoniche a favore di alcune
attrezzature varie, abbiamo un’idea della sensibilità che in questi
anni si è avuta a Pomezia su queste tematiche.

A Pomezia si è dimostrato egoismo, indifferenza verso i più deboli e si è avvalorata “la cultura dello scarto” alla quale ognuno di noi deve opporsi con tutte le sue forze, come ci raccomanda spesso Papa Francesco.

Rivedere tutti questi aspetti ed altri legati all’assistenza, al dopo
di noi, alle barriere architettoniche e culturali, all’aiuto alle
famiglie deboli, dovrà essere un compito della prossima
amministrazione, che dovrà operare una rivoluzione copernicana su queste tematiche, che avranno al centro dell’intervento non più i servizi, le risorse, gli enti erogatori, ma la stessa persona in
difficoltà ed i suoi bisogni insieme alla libertà di scelta.

Piergiorgio Benvenuti
Presidente del Movimento Ecoitaliasolidale

 

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