E’ nato nella parte ‘sfortunata’, quella brutta del mondo, quella che nessun bambino dovrebbe vivere. Ma la realtà, purtroppo, non si sceglie. E lo sanno bene Munzir al-Nazzal e Mustafa, padre e figlio siriani che nel 2020 sono stati ritratti insieme in un’istantanea dove il tempo si è fermato: sorridono, ma a guardarli bene si vede tutto il loro dramma. Il piccolo, senza arti, è in braccio al papà, che lo sorregge quasi ‘in equilibrio’, senza una gamba. Una foto che ha fatto il giro del mondo, pubblicata in ogni dove e recentemente premiata al Siena International Photo Award, nonostante sia passato un anno da quel momento. E nulla per i “protagonisti” è cambiato. A dirlo è stato Munzir a Repubblica: “Viviamo una vita talmente pesante che forse la morte sarebbe migliore. I soldi del sussidio della Mezzaluna Rossa ci bastano a stento per il latte e i pannolini. Ci sono giorni in cui non mangiamo, da tre settimane ci hanno staccato acqua e gas. Mustafa ha bisogno di operazioni chirurgiche e di protesi elettroniche. Le ong ci fanno le foto e poi se ne vanno, dicono che ci stanno aiutando ma non è vero“.
Il dramma siriano, la foto di Munzir e Mustafa fa il giro del mondo
E come lo spieghi a un bambino di appena 5 anni che non può correre, non può camminare, per colpa di un attacco chimico del regime di Assad? Perché ha dovuto subire questo e cosa possiamo fare noi che viviamo nella parte del mondo ‘fortunata’, quella dove non esistono guerre? Quella dove i bambini giocano con un pallone, non a nascondersi dalle granate. “La notte mi hanno chiamato dicendomi che c’era stato un bombardamento aereo con armi chimiche – spiega Munzir, che ha solo 35 anni – Sono arrivato alle 6 di mattina. Zeynep, che era già incinta di Mustafa, era in ospedale, attaccata alla macchina dell’ossigeno tra pazienti che non riuscivano a respirare e cadaveri. Dopo poco l’esercito ha conquistato la nostra zona e siamo fuggiti al campo profughi di Bab Al Hawa. Dopo la nascita di Mustafa, i medici ci hanno spiegato che era molto probabile che la malformazione fosse dovuta al gas Sarin”. Da quella foto per il piccolo e la sua famiglia nulla è cambiato. Passa le giornate a casa, non riesce a fare niente, ma ha un grande sogno nel cassetto, come tutti i bambini: ‘Io da grande voglio andare a scuola! Voglio salire in macchina e guidare! Andrò all’Università’.
La raccolta fondi e l’aiuto della Regione Lazio
Per aiutare Mustafa è stata da poco aperta una raccolta fondi (e su un obiettivo di 400.000 euro per ora ne sono stati ottenuti oltre 23.000). “Mustafa avrà bisogno in futuro di protesi elettroniche che, purtroppo, al momento, non sono ancora disponibili in Turchia. Vogliamo provare a realizzare un sogno tutti insieme: unire le forze in ogni parte del Mondo per aiutare concretamente questa famiglia a realizzare le protesi su misura, sostenendola anche economicamente. Ma contiamo di andare addirittura oltre. L’eventuale overfunding verrà infatti devoluto a Medici Senza Frontiere e sarà finalizzato ad un programma di riabilitazione e sostegno di persone che hanno subito amputazioni a causa della guerra in Siria” – si legge nella pagina di GoFundMe.
Quella foto scattata da Mehmet Aslan un anno fa ora può fare la differenza? Anche Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, si è detto pronto ad aiutare il piccolo Mustafa, diventato purtroppo simbolo del dramma siriano. “Diamo un futuro a Mustafa. Il sistema sanitario del Lazio è disponibile ad accogliere e prendere in carico il bambino siriano per garantirgli cure e una vita migliore”. Con la speranza che sia davvero così e che Mustafa possa vivere spensierato come tutti i bambini della sua età. Che possa correre e inseguire i suoi sogni.