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Dal carcere di Rebibbia al Ministero della Giustizia: favori ai detenuti, spunta anche il nome della sorella di ‘Diabolik’

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Focolaio carcere femminile Rebibbia

Prima l’indagine nel carcere di Rebibbia, poi gli accertamenti anche negli uffici del Ministero della Giustizia. Come riporta Il Messaggero, sono 9 gli indagati e le accuse variano da corruzione per favori ai detenuti fino ad arrivare alla truffa e al possesso di droga.

Sotto inchiesta – spiega il quotidiano romano – anche Angela Piscitelli, la sorella di Fabrizio, meglio conosciuto come Diabolik,  il capo ultrà della curva nord della Lazio ucciso il 7 agosto del 2019 nel parco degli Acquedotti con un colpo di pistola.   La donna, che  lavora in ufficio del Ministero della Giustizia (due giorni fa perquisito  dai finanzieri del nucleo di polizia giudiziaria) sarebbe coinvolta in uno scambio irregolare di informazioni riservate. In manette anche un agente della penitenziaria, che ora dovrà spiegare perché nella sua abitazione, durante una perquisizione, sono state trovate dosi di hashish e marijuana. Tra gli indagati anche un dottore che avrebbe redatto certificati medici, forse falsi, che avrebbero consentito ad alcuni agenti di non andare a lavoro, ma di ottenere comunque lo stipendio. 

Roma, arrestata la direttrice del carcere di Rebibbia: presunti favori ai clan calabresi

E’ notizia di poche settimane fa anche l’arresto di Maria Carmela Longo, la funzionaria che si occupava della sezione femminile del carcere di Rebibbia a Roma. Secondo i magistrati – spiega la Repubblica – è stata proprio la direttrice ad aver fatto ‘favori’ ai boss detenuti nel carcere di San Pietro, Reggio Calabria. Permessi, incontri, concessioni eccezionali. Nell’occhio del ciclone ci sarebbero anche alcuni agenti penitenziari che avrebbero collaborato o nascosto tutti i favori concessi ai mafiosi dei clan calabresi. 

 

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