Da qualche giorno ormai non si fa altro che parlare di quella che potrebbe essere una nuova epidemia: il vaiolo delle scimmie. Nonostante i primi momenti di apprensione, arrivano le prime rassicurazioni da parte degli esperti. Sebbene il vaiolo delle scimmie sia meno letale del vaiolo che si diffondeva tra le persone, si tratta comunque di una malattia virale e quindi potrebbe essere necessario applicare delle misure di contenimento.
La pandemia dovuta al Covid-19 ha fatto sì che la competenza in tecniche di contenimento sia cresciuta notevolmente a causa dell’incredibile sfida che tutto il personale degli ospedali si è trovato inaspettatamente a fronteggiare.
Vaiolo delle scimmie: quali sono i protocolli da seguire
Tutto il personale medico ci tiene a dire che la situazione è sotto controllo. Lanciare allarmismi sarebbe, dunque, inutile. Emanuele Nicastri, direttore della divisione Malattie infettive dello Spallanzani di Roma ai microfoni del Corriere ha rassicurato la popolazione sulle tecniche d’intervento dell’istituto. Nella sua struttura, ci sono infatti i tre casi italiani di pazienti infetti (anche se tutti paucisintomatici).
L’isolamento dei soggetti, dice Nicastri, è avvenuto tempestivamente e con una grande prontezza:
“Eravamo stati messi in allerta dai primi sette casi emersi in Inghilterra e dalla conseguente immissione nel sistema regionale delle malattie infettive; eravamo pronti. Ce lo aspettavamo che il vaiolo delle scimmie prima o poi sarebbe arrivato anche qui. Non lo avevamo mai né visto né affrontato prima, che si trattasse di pazienti autoctoni o di importazione”.
Pur passando quindi da un’emergenza all’altra il dottore rimarca la responsabilità degli addetti del settore, aggiungendo che anche in questo caso i pazienti sono stati sottoposti ad analisi del sangue e tamponi, come avvenne per i primi casi di Covid- 19.
“Per loro vengono applicati gli stessi protocolli del Covid: possono ricevere visite ma da dietro un vetro che li scherma”
Come si diffonde il contagio
Giovanni Rezza, attuale Direttore Generale della Prevenzione sanitaria presso il Ministero della Salute e dirigente di ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità, spiega che il contagio da vaiolo delle scimmie si trasmette per contatto diretto e non per via aerea.
Nel caso di una sintomatologia lieve si può anche rimanere a casa, ma con le stesse accortezze che conosciamo grazie alla precedente pandemia.
Quanto alle tempistiche di guarigione invece qualcosa cambia: l’isolamento previsto è di 21 giorni anche se per i pazienti ospedalieri dipenderà molto dalle condizioni di ripresa individuali e, soprattutto, dagli esiti delle analisi e dei tamponi negativi.
Quanto alle pustole è necessario attendere che si stacchi la crosta.