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UFFICIO TECNICO ANCORA CHIUSO AD ARDEA, I LIBERI PROFESSIONISTI SCRIVONO AL PREFETTO

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Alla fine si sono rivolti al Prefetto di Roma, i tecnici liberi professionisti che dal 7 ottobre non hanno più alcun riferimento lavorativo ad Ardea a causa dell’incendio che ha semidistrutto l’ufficio tecnico comunale di via Laurentina. I professionisti hanno inviato questa mattina una lettera aperta al dott. Pecoraro, descrivendo “la situazione ormai insostenibile creatasi in seguito all’incendio doloso, che ha semidistrutto tre stanze dell’Ufficio tecnico comunale ed alcuni documenti, ed a causa del quale le autorità sono state costrette a dichiarare inagibile e sotto sequestro giudiziario l’intero stabile”. “Ci rivolgiamo a Lei – si legge nella missiva – in quanto a tutt’oggi, malgrado gli incontri avuti con il Sindaco e con il dirigente competente, ancora nessuno è in grado di prevedere i tempi in cui gli uffici potranno riaprire al pubblico. Con doveroso rispetto si fa notare che gli uffici pubblici non dovrebbero avere chiusure troppo protratte nel tempo, e queste si evitano se si agisce in urgenza, cosa questa che ad Ardea non è accaduta”. I tecnici vanno poi oltre la vicenda dell’incendio, parlando delle condizioni ambientali dell’assessorato. “Tutti gli uffici – sostengono i professionisti – non rispondono alle norme di legge, come già attestato dalla A.S.L., e che per anni si è lavorato e tuttora si lavora in una emergenza che tuttavia dall’ufficio tecnico non è stata mai affrontata”. La lettera passa poi alle difficoltà economiche legate al fermo del lavoro. “Una cinquantina di tecnici è suo malgrado coinvolta insieme alle proprie famiglie: l’impossibilità di poter lavorare, specialmente in un momento di crisi come quello attuale, mette in grave difficoltà i cittadini. Inoltre noi dobbiamo rispondere a quelle persone che ci affidano l’incarico di espletare le pratiche, documenti senza i quali non riescono a regolarizzare la documentazione della propria abitazione. Questo comporta anche che si fermi l’indotto, tra cui le ditte edili le quali, per non commettere abusi edilizi di cui Ardea è già satura, non possono lavorare e sono costrette a licenziare il personale. Le poche persone che ancora cercano di ottenere un mutuo devono desistere per mancanza di quella documentazione che soltanto l’Ente pubblico può rilasciare, facendo sì che venga loro impedito di fatto l’acquisto o la vendita oppure la ristrutturazione di un immobile, con le relative conseguenze. Tutti sappiamo inoltre che l’edilizia ha un indotto che non è soltanto quello da noi su menzionato, ma riguarda anche molteplici altre figure professionali quali idraulici, elettricisti, falegnami, venditori di materiali edili, trasportatori, commercianti. Il Sindaco ha ammesso che le ditte che stanno ristrutturando un edificio della Provincia di Roma lo stanno facendo gratuitamente, quindi per i tempi di consegna dei lavori ci si deve affidare al buon cuore dell’imprenditore”. Ma i tecnici non hanno più tempo. “Non crediamo che un Comune in difficoltà economiche non possa avere finanziamenti per risolvere l’emergenza e riaprire subito gli uffici e non vogliamo credere che se nessun privato si offre di lavorare gratis gli uffici pubblici possano restare chiusi. Eccellenza, forse Lei non sa che un paese come Ardea ha, purtroppo, come primaria attività  quella edilizia, e che tutto ruota intorno ad essa. Bloccarla vuol dire ridurre un’intera popolazione allo stremo”. I tecnici paventano quindi anche le peggiori conseguenze. “Certo, questo è un paese calmo e civile, ma la fame è fame. Ci rivolgiamo a Lei affinché prenda in mano la situazione, che di certo è sfuggita non soltanto ai nostri politici ma anche ai responsabili del settore, stante il fatto che a tutt’oggi ancora si brancola nel buio e non sappiamo se e quando gli uffici riprenderanno ad erogare servizi”. “Eccellenza – chiedono quasi ironicamente i liberi professionisti – forse stiamo al limite dell’interruzione di pubblico servizio? Siamo certi che Ella vorrà predisporre tutte le azioni in merito ad una rapida risoluzione del caso. Cogliamo l’occasione per chiederLe un urgente incontro per spiegarLe a voce lo stato disastroso in cui versa Ardea, dovuto non soltanto alla chiusura degli uffici, all’alto tasso di criminalità sempre più crescente, con aumento di nomadi accampati ovunque, con interi complessi immobiliari occupati da sbandati vari. Uno stato di cui forse Lei non è a conoscenza, fatti che minano il vivere civile dando sfiducia nelle Istituzioni specialmente quando incapaci di risolvere una emergenza come quella dovuta ad un incendio doloso di un edificio pubblico”. Insomma, una foto di Ardea in negativo, quella presentata al Prefetto di Roma. “Era l’unico modo – commentano i tecnici –  per far capire quale sia la reale situazione non solo della nostra categoria, ma anche di tutti i cittadini di questo Comune”.

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