La vittima fu raggiunta da 13 coltellate, inflitte dalla sua badante, Mide Ndreu, 52 anni, stanca delle avances sessuali dell’uomo.
La Corte di Cassazione ha respinto la richiesta dei legali dell’imputata, che si erano appellati alla legittima difesa.
Uccise a coltellate il datore di lavoro che la molestava
Secondo la Corte di Cassazione di Torino l’omicidio di A. Amicucci, 68 anni, non è stato legittima difesa. L’uomo, 68 anni, venne ucciso il 24 novembre del 2021, dalla sua badante, 50 anni all’epoca dei fatti, stanca delle sue avances sessuali. L’imputata aveva presentato ricorso in Cassazione, tramite i suoi legali, ma si è vista confermare la condanna a otto anni, perché l’accoltellamento non è stato considerato come un’insopprimibile esigenza di autotutela.
Il 24 novembre del 2021, la donna prese un coltello da cucina e colpì la vittima per 13 volte. Immediatamente arrestata dai carabinieri di Novara, riferì subito di aver reagito alle presunte molestie del suo datore di lavoro.
Il legale della 52enne era riuscito a ottenere una perizia psichiatrica, visti anche i due tentativi di togliersi la vita messi in atto dalla sua assistita. Il perito incaricato dai giudici di effettuare la perizia, ha fatto menzione dei disagi della donna, che però non avrebbero avuto – a suo parere – rilevanza dal punto di vista processuale.
La condanna a otto anni
Questa mattina la Corte di Cassazione ha confermato la condanna a otto anni. L’indagata ha sempre riferito di aver agito d’impeto e di non aver mai avuto reale intenzione di uccidere la vittima, ma di essersi soltanto difesa dalle avances del 68enne. Come riferisce l’Ansa, in primo grado, l’imputata era stata condannata a 16 anni e 6 mesi di reclusione. Lo scorso anno però, i giudici della Corte d’Appello di Torino le hanno riconosciuto le attenuanti generiche, in particolare quella della provocazione messa in atto dalla vittima, e hanno ridotto la pena a 8 anni.