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TARIFFE MENSA: POMEZIA ED ARDEA A CONFRONTO. CHI STA PEGGIO?

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Pubblicate già da qualche giorno le tariffe del contributo mensa a carico dei cittadini di Pomezia. Ardea risponde al momento con una delibera di giunta dove si indicano nel dettaglio i nuovi prezzi. Pomezia annuncia rincari, Ardea ribassi.

Vediamo, con l’aiuto di quanto pubblicato dagli Amici di Grillo Ardea, qual è l’attuale situazione.

“Il tutto è iniziato a fine Agosto. Durante la riunione in piazza con i cittadini, il sindaco di Pomezia annuncia misure drastiche di tagli sui costi per scongiurare lo spettro del dissesto finanziario fino ad allora negato dalla precedente amministrazione. Faremo del tutto per scongiurarlo, ma sarà impossibile evitare sacrifici per tutti. Pagheremo più cari i servizi, ma peggio sarebbe per le tasche dei cittadini il commissariamento del Comune: non ci sarebbero più sconti per nessuno. Quel giorno i numerosi cittadini presenti in Piazza Indipendenza applaudirono il loro sindaco; sembrava tutto chiaro”.

“Quando, come preannunciato, il comune ha pubblicato le nuove tariffe, i genitori hanno fatto i loro conti e da lì è partita inesorabile la protesta: prezzi insostenibili, consentiteci di dare ai bambini il pasto da casa; non è una decisione che dipende da noi, risponde il sindaco, al momento non si può”.

“Pomezia il comune con le tariffe più care in Italia, qualcuno dice e qualcuno perfino lo scrive, ma nessuno si preoccupa di verificare queste affermazioni”, si legge sul blog.  Cosa succede intanto ad Ardea ? “Intanto ad Ardea tutto tace. Il contratto con la ditta appaltatrice è scaduto. Le tariffe di Ardea erano lo scorso anno già superiori a quelle di Pomezia, ma fino ad allora i cittadini avevano protestato in modo diverso: moltissimi di loro non hanno pagato il contributo a carico delle famiglie. Il Comune lamenta un disavanzo nella gestione delle mense insostenibile; minaccia ritorsioni amministrative e recupero coatto dell’evaso. Tuttavia dimentica di affrontare la questione partendo dalle cause che l’hanno generata: i costi elevati del pasto. Intanto il contratto è scaduto; non è possibile fare una proroga alla Sodexo per tamponare la situazione per il periodo necessario ad approntare una nuova gara; la scuola inizia e il Comune continua a non trovare soluzioni; iniziano a circolare voci allarmanti; le mamme minacciano la rivolta. I motivi qui sono diversi; si vuole garantire un pasto ai bambini, la mensa non funzionerà a breve e allora si chiede, anche qui, il panino. Ma ad Ardea le risposte dell’amministrazione sono dissonanti: fate pure, assolutamente no, non sappiamo, ci informeremo. E intanto la protesta sale e la confusione aumenta. Di certo i bambini non avranno la mensa prima della prossima settimana, quando, pare, il servizio sarà temporaneamente affidato con apposito contratto ad una nuova ditta (o anche alla stessa Sodexo se accettasse) e si andrà avanti così fin dopo Natale quando ormai dovrebbe essere stato approntato il bando di gara definitivo. Ma intanto ? Intanto ufficialmente il Comune non comunica prezzi ma dichiara a mezzo stampa che le nuove tariffe saranno decisamente ribassate, ponendo soprattutto particolare riguardo a quelle riservate ai meno abbienti”.

Ieri mattina, sull’albo pretorio di Ardea viene pubblicata la delibera della giunta dove si riportano le nuove tariffe, ed è ora possibile confrontare queste due situazioni tanto diverse al contorno e tanto simili nell’effetto provocato sulla cittadinanza.

tab_ardea tab_pomeziaSul blog degli Amici di Grillo così si analizzano e si mettono a confronto i dai: “Le  tariffe di Pomezia partono dal prezzo che interamente paga l’amministrazione alla ditta pari ad 4,84 €. Questo prezzo viene ricaricato per intero sui cittadini il cui reddito ISEE è superiore ai 15.000 €. Per consentire una valutazione a chi non conosce questo parametro possiamo ricorrere ad un esempio: in una famiglia dove entrambi i genitori lavorano e complessivamente percepiscono un reddito lordo di 40.000 € hanno due figli a carico e pagano un affitto per la loro casa di 500 € al mese, realizzano un reddito ISEE di 13.096 €. In questo esempio se i due bambini fossero in età scolare la famiglie dovrebbe pagare una tariffa  7,76 € al giorno ossia 1.500 € l’anno. Per la stessa famiglia ma con reddito complessivo di 18.000 €  la tariffa scenderebbe ad un decimo ossia 74 centesimi di € al giorno ovvero 148 € l’anno.

Per Ardea, pur partendo da una spesa a carico del Comune pressoché identica, assai diversa e la situazione. La stessa famiglia presa prima ad esempio con un reddito di 40.000 € pagherebbe per i due figli 6,90 € al giorno, un po’ meno che a Pomezia, mentre con un reddito basso di soli 15.000 € la tariffa a loro carico sarebbe di 3 € al giorno ossia quattro volte di più di Pomezia. E questa sarebbe una strategia volta a favorire i bassi redditi? A noi sembra che premiato ne esca fuori solo chi meno è bisognoso.

primo_figliosecondo_figlioPer chi è amante dei grafici, qui di fianco può vedere come già a colpo d’occhio le tariffe applicate ad Ardea siano per il primo figlio decisamente più penalizzanti di quelle di Pomezia. La situazione è simile solo per i redditi molto alti.

Una sostanziale differenza si evince invece a partire dal secondo figlio in poi. Decisamente più penalizzante Ardea per i bassi redditi. Quasi assenza di sconti a Pomezia, ma solo per i redditi più elevati.

Non è facile valutare quanto realmente tutto ciò si ripercuote sulla popolazione. Di certo i dati ISTAT riportano redditi pro-capite preoccupanti per Ardea (sotto i 10.000 €/anno), più alti per Pomezia (quasi 12.000 €/anno). Su questa base ancor più ci preoccupa la situazione di Ardea dove anche l’età media dei cittadini è più bassa e dove in proporzione sono di più i bambini in età scolare. Questi numeri inequivocabilmente ci dicono che Ardea non ha poi tutto questo riguardo con i deboli, che spudoratamente continuano ad essere sfruttati”

Ma se Ardea penalizza i più deboli non si può giustificare Pomezia, che trascura la legittima richiesta dei genitori che vorrebbero fornire da casa il pasto per i propri figli. Molti Comuni in Italia hanno accolto questo tipo di richiesta; certo è stato in qualche caso necessario ottenere le opportune garanzie da un punto di vista igienico e sanitario, ma nulla alla fine ha impedito questa soluzione. La Regione non detta regole, la ASL dà indicazioni sanitarie a cui i Sindaci devono attenersi, i Sindaci possono demandare la responsabilità della decisione al Dirigente Scolastico. Allarmati dai rischi che si possono correre a scuola da parte di bambini allergici, nessuno degli attori in gioco vuole prendersi la responsabilità di autorizzare il consumo di pasti propri. Il rischio addotto per gli allergici esiste anche con i regolari pasti forniti dalla mensa, ma in questo caso c’è personale apposito o deputato a controllare che non accada mai che un bambino allergico entri in contatto con cibi a lui vietati. Perché analoga precauzione non la si adotta anche per il panino da casa? Perché si chiude un occhio sulla merenda? Ci domandiamo, e speriamo che il sindaco ci risponda, se per caso non sia esclusivamente un problema di costi a carico del Comune che potrebbe aver previsto un minimo di pasti garantiti all’azienda e che teme di trovarsi di fronte a tante richieste da cadere nella paradossale situazione di dover pagare pasti, mai consumati e che nessuno rimborserà alle casse comunali, nemmeno in parte, come contributo mensa.

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