La sigaretta elettronica è ormai un dispositivo molto diffuso e “comune”, che molti utilizzano al posto delle tradizionali sigarette con il tabacco. Del resto si tratta di un0abitudine molto meno dannosa per la salute, anche se è opportuno evitare l’uso improprio di queste particolari sigarette.
Come funziona la sigaretta elettronica
Quando si fuma una “bionda” si inalano centinaia di sostanze irritanti e cancerogene. Il tabacco, di per sé, non contiene sostanze eccessivamente dannose per la salute, a parte la nicotina, che può avere importanti effetti a livello neurologico. Il problema della salubrità delle sigarette si presenta nel momento in cui le accendiamo: bruciando ad elevate temperature si formano alcune sostanze altamente nocive per la salute, non solo di chi fuma ma anche di chi gli sta vicino. Fumare la sigaretta favorisce il presentarsi di alcune tipologie di tumore, oltre a causare direttamente patologie croniche. Da questi assunti sono derivati, negli anni, vari metodi per costringere il fumatore a smettere, tra cui anche il divieto di fumare all’interno dei locali pubblici, o anche lella propria automobile in presenza di minori o di donne incinte. La sigaretta elettronica è molto meno dannosa rispetto a quella tradizionale perché al suo interno non vi è combustione. Per svapare si usa un fluido, a base di conservanti e glicerolo, con aggiunta di nicotina e aromi naturali. Scaldandolo attraverso una resistenza a bassa temperatura, se ne ottiene la vaporizzazione, ed è proprio questo vapore ciò che vediamo uscire da una sigaretta elettronica, che lo svapatore inala. Questo tipo di abitudine risulta da varie ricerche molto meno dannosa rispetto all’utilizzo di una sigaretta tradizionale.
Il perché dell’ostruzionismo italiano
Nonostante questa elevata diversità tra i due tipi di sigaretta, in Italia stiamo assistendo da tempo ad un vero e proprio ostruzionismo nei confronti delle sigarette elettroniche. Le motivazioni sono poco chiare, anche se è facile ravvisare una sorta di “malafede” da parte del Governo. Del resto lo Stato Italiano, attraverso i Monopoli, si intasca ogni giorno un’elevata quantità di tasse, consegnate direttamente dai fumatori. Perché non sottrarre questi soldi anche agli svapatore? Questa è forse la questione di fondo, anche se svapare non è un’abitudine così dannosa rispetto al fare uso di sigarette tradizionali. Resta il fatto che oggi per svapare in Italia si devono pagare tasse, e anche salate, allo Stato. La principale è una tassa di 5 euro da pagare sui liquidi per lo svapo, anche quelli totalmente privi di nicotina. In pratica questo provvedimento rende le “bionde” più appetibili rispetto ai dispositivi elettronici, in quanto molto meno costose; l’effetto del nuovo provvedimento si sta facendo già vedere, anche su siti come https://flavourart.com/, che commercializzano quasi esclusivamente fluidi per lo svapo e aromi naturali.
Non solo svapo
Si deve però ricordare che alcuni prodotti utilizzati per preparare i fluidi per lo svapo hanno un uso molto più ampio. I liquidi da inserire nelle sigarette elettroniche sono infatti costituiti da glicole propilenico e glicerolo, per la maggior parte; stiamo parlando di eccipienti usati anche in alcuni farmaci, utilizzati anche dall’industria alimentare. Non è possibile applicare la tassa di 5 euro a flacone anche alle materie prime da usare in questi ambiti, perché non ve ne sarebbe alcun motivo. Se al fluido di base si aggiungono appositi aromi alimentari, adatti ad essere sciolti in un mezzo oleoso, si ottiene un classico fluido per lo svapo, a costi minimi ed evitando le tasse. Questo escamotage ad oggi sembra perfettamente praticabile, forse i legislatori che hanno suggerito una tassa sui fluidi per lo svapo non ci avevano