I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, su delega della locale Procura della Repubblica, hanno eseguito un sequestro preventivo di beni disposto dal G.I.P. del Tribunale capitolino, per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.
I patrimoni sotto sequestro sono riconducibili a tre società romane operanti nel settore del commercio all’ingrosso di prodotti elettronici e di informatica, nonché agli amministratori “di diritto” (7 soggetti) e “di fatto” (2 soggetti) individuati nel corso delle indagini.
Le investigazioni eseguite dal Nucleo di Polizia Tributaria di Roma nel corso del 2016, anche attraverso numerose perquisizioni in tutto il territorio nazionale hanno consentito di disarticolare una strutturata frode carosello attraverso la quale sono state evase imposte (IRES e IVA) per oltre 24 milioni di euro.
Al centro del sistema illecito vi erano le predette società, intestate a “prestanome” che si sono succeduti nel tempo e che erano assolutamente estranei alle gestione delle aziende.
L’utilizzo strumentale di società inadempienti agli obblighi di dichiarazione e versamento delle imposte ha consentito una sistematica evasione dell’IVA anche attraverso lo scambio di fatture per operazioni inesistenti per un volume complessivo di oltre 65 milioni di euro.
In tal modo le società coinvolte nella frode (VMC TRADING S.r.l., GLAM LAB S.r.l. e HI TECH DISTRIBUZIONE E SERVIZI S.r.l.) hanno potuto abbattere il costo di acquisto dei beni commercializzati e praticare, slealmente, prezzi di rivendita fuori mercato immettendo sulla piazza capitolina prodotti “hi tech” (tablet, i-pad, consolle di gioco, ecc.) con effettivi distorsivi della concorrenza.
All’esito delle indagini sono state deferite all’Autorità Giudiziaria 17 persone e sono state effettuate verifiche fiscali volte a recuperare i tributi evasi.
Il sequestro odierno – avente ad oggetto immobili, quote societarie e disponibilità liquide – ha lo scopo di cautelare le pretese del Fisco.
Tra gli immobili sottoposti a vincolo vi è una villa ubicata a Valmontone, magazzini e depositi a Roma (zone Anagnina e Morena), Ciampino e Labico nonché una struttura ricettiva della zona est della Capitale che gli autori della frode avevano simulatamente ceduto a un’impresa croata allo scopo di sottrarla a eventuali azioni di recupero dell’Erario: per questo gli indagati sono accusati anche del delitto di “sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte”.