“Il 15 aprile 2013 – dichiarano i lavoratori aderenti al Comitato attraverso un comunicato ufficiale – la Sigma-Tau emette un comunicato stampa sul proprio sito, poi ripreso e diffuso da varie testate, in cui si dichiara che il gruppo chiude l’esercizio 2012, proprio l’anno della crisi (!), con risultati in crescita: ricavi operativi netti a 688 milioni di euro (+3,8%), con un margine operativo lordo di 156,7 milioni di euro (+47,2%), un utile netto di 48,4 milioni di euro (risultato negativo per 21,1 milioni a fine 2011) ed una posizione finanziaria netta in miglioramento grazie alla liquidità generata sia dalla gestione operativa che finanziaria! Crisi dunque ampiamente risolta? Macché, il 16/05/2013 altro coupe de foudre: sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, viene pubblicata la fusione transfrontaliera per incorporazione di Defiante Farmaceutica S.A. in Sigma-Tau I.F.R. S.p.A. Tale fusione transfrontaliera, evidentemente finalizzata a far incorporare da Sigma-Tau, con capitale sociale di quasi sedici milioni di euro, la Defiante Farmaceutica S.A., con capitale sociale pari a un milione di euro, non può, di nuovo, non alimentare fondatissimi dubbi sulla asserita crisi, dichiarata poco più di un anno prima, guarda caso, soltanto in Italia, da parte di un gruppo che però sembra godere di ottima salute, soprattutto per quanto riguarda le consorelle estere…”.
I lavoratori segnalano che “A voler ben guardare, sembrerebbe proprio che la stragrande maggioranza dei costi di funzionamento e gestione del gruppo sia concentrata sulle società italiane del gruppo, e sostanzialmente sulla Sigma-Tau I.F.R. di Pomezia, che – sebbene apparentemente riaddebiti alcuni servizi infragruppo – in sostanza sembrerebbe sopportare costi ben più alti di quelli che recupera, tanto da invocare la crisi improvvisa a fine 2011. Da notare anche che la fusione con Defiante non è assolutamente contemplata nel Piano Industriale 2013-2015, e che di tale fusione né la RSU né i lavoratori sono stati minimamente informati; inoltre, la modifica strutturale dell’assetto societario è assolutamente in contrasto con la concessione della CIGS”.
I cassaintegrati si pongono poi alcune domande. “Non appena defunto il presidente Claudio Cavazza, gli eredi promettono di “amministrare l’azienda con continuità e nei valori e princìpi del fondatore”, rassicurando i dipendenti sulle condizioni di solidità e di fiducia nel futuro del gruppo. Tre soli mesi dopo, però, pur riservandosi le quote sociali, danno il via al cambio completo del Consiglio di Amministrazione: perché? Inoltre, per gestire questa improvvisa “crisi”, svelata subito dal nuovo Amministratore Delegato appena insediato (il predecessore era miope?), la Sigma-Tau conferisce il mandato ad un consulente che fonti giornalistiche definiscono molto introdotto nell’ambiente ministeriale, un ex-sindacalista oggi “superprofessionista” degli ammortizzatori sociali. Perché un contractor, invece di chiedere aiuto a consulenti specializzati nella gestione delle crisi aziendali?”
“Il risultato – prosegue il comunicato stampa dei lavoratori – è che viene repentinamente posta in atto una commistione perversa di strumenti giuridicamente del tutto incompatibili: due procedure di CIGS consecutive senza rotazione per 36 mesi, mobilità, esternalizzazioni, cessioni di ramo d’azienda che colpiscono sempre gli stessi lavoratori, considerati già fuori dall’azienda ad evidente smentita della pretesa eccedenza temporanea posta a base della richiesta di CIGS. Per far fronte a questo panorama tragico, già all’inizio del 2012 si costituisce spontaneamente il “Comitato per la tutela della rete di informazione medico-scientifica sigma-tau”, che raccoglie 210 tra Informatori Scientifici del Farmaco, Area Manager, impiegati e quadri amministrativi sospesi in CIGS dalla Sigma-Tau. Il loro scopo è di offrire sostegno legale ai propri iscritti per la difesa della dignità e della professionalità dei lavoratori in CIGS: da subito viene impugnata la CIGS e tuttora sono in corso oltre 150 vertenze legali su tutto il territorio italiano. Negli ultimi 24 mesi il Comitato, sulla base dei fatti narrati e documentati, ha presentato al MLPS e alla Direzione Territoriale del Lavoro di Roma diverse istanze di riesame dell’approvazione della Cassa Integrazione concessa per crisi nel 2012 e ripetute diffide a non approvare il nuovo programma di CIGS 2013-2015 per pretesa riorganizzazione, nonché ad avviare ogni iniziativa per verificare la sussistenza di tutti i presupposti addotti a fondamento della richiesta. Il 18 aprile 2013 il Comitato ha presentato anche un esposto in circa 20 Procure distribuite su tutto il territorio nazionale, esponendo i fatti e chiedendo di accertare l’esistenza di eventuali reati e di comportamenti penalmente rilevanti. Recentemente il Ministero del Lavoro ha concesso un altro anno di CIGS dei due richiesti dall’azienda di Pomezia, sempre per gli stessi lavoratori, già sospesi per crisi il 17 gennaio 2012 e di nuovo per ristrutturazione fino al 17 gennaio 2014. Ma, forse, ai verificatori della Direzione Territoriale del Lavoro, durante le ispezioni effettuate a maggio del 2012, a luglio e ad ottobre del 2013, sono sfuggiti o non hanno dato alcuna rilevanza ai fatti evidenziati e descritti non solo dal Comitato, ma anche in varie interpellanze al Parlamento e al Senato, nonché le diffide alla Regione Lazio e al Ministero del Lavoro. O, forse, qualche dubbio l’avranno pur avuto, visto che tra la presentazione della richiesta e quest’ultimo decreto di concessione sono passati quasi dodici mesi”.
“A ben guardare – conclude il documento – sembrerebbe evidenziarsi un duplice illecito, dapprima nei confronti dell’INPS da parte di un’azienda privata, ed in secondo luogo nei confronti dei lavoratori cassintegrati: abuso e indebita percezione di un ammortizzatore sociale che non potrebbe (dovrebbe) essere utilizzato nel caso specifico, abuso che fa sì, tra l’altro, che i lavoratori restino in questa posizione per 3 anni, invece di essere aiutati realmente a trovare una nuova occupazione. Da qui, la decisione degli iscritti al Comitato di proporre ricorso al TAR del Lazio contro i decreti ministeriali, nella speranza che il Tribunale Amministrativo possa verificare se le richieste da parte di Sigma-Tau e le successive concessioni degli ammortizzatori sociali non possano e non debbano essere semplicemente considerati una tempestiva difesa del reddito dei lavoratori, ma viceversa una conveniente strumentalizzazione da parte di un’azienda privata, che in tal modo può così scaricare sullo Stato i costi di un licenziamento collettivo. Insomma, questa condotta dell’azienda nei confronti dei lavoratori sospesi in CIGS, alla fine, pare configurarsi semplicemente come una menzogna, cioè nella finzione dell’esistenza di un posto di lavoro che non ci deve più essere”.