“L’accordo farsa – si legge nel documento – sottoscritto dalle parti nella notte del 23 febbraio 2012 è assolutamente inaccettabile, perché è stato spacciato da chi lo ha sottoscritto come una vittoria, come l’accordo che ha già “concluso la vertenza”, all’evidente fine di spiazzare i lavoratori, e metterli di fronte al fatto compiuto”. “I contenuti dell’accordo – prosegue il documento – non hanno formato oggetto di preventiva discussione ed approvazione da parte di tutti i lavoratori, specie da parte di coloro che, per essere stati già unilateralmente ed arbitrariamente sospesi, ne subiscono già le nefaste conseguenze. Le OO.SS., prima di sedersi al tavolo delle trattative, avrebbero dovuto pretendere la revoca incondizionata ed immediata di tutti i provvedimenti di sospensione dei lavoratori: solo così i lavoratori sarebbero stati messi sullo stesso piano, nella medesima condizione di spirito, ed avrebbero potuto esprimere serenamente il proprio punto di vista, mentre, nell’attuale situazione, la votazione sarà inevitabilmente inficiata dal principio mors tua vita mea, e chi è, per il momento, salvo sarà portato a votare a favore dell’accordo, non perché ne condivida i contenuti, ma perché indotto a pensare che solo così potrà salvarsi”.
“L’accordo – spiega l’avvocato – ricalca al ribasso le condizioni già decise unilateralmente dalla direzione aziendale, come risulta chiaramente dal confronto tra l’ipotesi di accordo del 23 febbraio ed il comunicato aziendale del 14 febbraio. Nell’ipotesi di accordo si prevede, incredibilmente, che l’integrazione del trattamento di cassa integrazione anticipato dal datore di lavoro, sia a carico del lavoratore e non del datore di lavoro: il lavoratore, dunque, si paga di tasca sua l’integrazione con anticipazioni sul proprio TFR. Senza contare che solo qualora il lavoratore decida di dimettersi e di rinunciare ad ogni diritto le integrazioni in questione saranno poste a carico dell’azienda, e verranno considerate come incentivo all’esodo. Pertanto, Sigma Tau non riconosce un centesimo di euro a titolo di integrazione del trattamento di cassa integrazione, mentre nel comunicato aziendale del 14 febbraio 2012 sembrava che l’integrazione in questione fosse sempre a carico del datore di lavoro. L’ipotesi di accordo è dunque sensibilmente peggiorativa rispetto a quanto unilateralmente l’azienda aveva deciso di concedere sin dal 14 febbraio 2012. Nell’ipotesi di accordo, poi, non si chiariscono in alcun modo tempi e modalità dell’asserita rotazione, né quali saranno le professionalità e gli ambiti aziendali esclusi dalla rotazione sulla base di non meglio precisate esigenze aziendali; né si spiega se e quando rientreranno i lavoratori attualmente sospesi”. Ma il legale va oltre. “Perché nell’ipotesi di accordo si prevede una inquietante “esternalizzazione”, peraltro già prevista dal comunicato aziendale del 14 febbraio scorso, come se si trattasse di una conquista dei lavoratori, senza che in alcun modo Sigma Tau (che ovviamente già sa dove vuole andare a parare) specifichi come essa avverrà? Quale sarà l’azienda cessionaria e che garanzie essa darà (ma è facile immaginare che si tratterà della solita azienda-serbatoio di dipendenti di scarto, tipo Innovex, Quintiles, Marvecs, o di una nuova “creatura” che si farà carico di eliminare i dipendenti esternalizzati dopo un periodo di purgatorio al contrario)? Nell’ipotesi di accordo si prevede che i lavoratori sospesi potranno continuare a lavorare per Sigma Tau, ma solo come dipendenti a termine delle suddette aziende-serbatoio con cui Sigma Tau stipulerà contratti di appalto, in violazione della normativa sull’intermediazione del personale”.
“La cosa sconcertante – afferma un dipendente – è che già da tempo le cooperative che ruotano intorno alla Sigma Tau stanno contattando, senza alcun rispetto delle normative sulla privacy, alcuni lavoratori in cassa integrazione, chiamandoli al numero di cellulare privato: chi glielo ha fornito? Tutto questo, unito al fatto che venerdì un camion proveniente dal Belgio era arrivato sicuro di poter scaricare merce nello stabilimento, come dimostra la foto che riprende l’autista con la bolla d’accompagno, ci fa pensare che l’azienda abbia già pianificato tutto, a prescindere da quello che chiedono i lavoratori”.