La vicenda ha inizio il 10 Agosto a Castagneto Carducci, piccolo Comune della Provincia di Livorno, dove Maria Bono, con la scusa di chiedere un lavoro, era riuscita a farsi aprire la porta di un’abitazione. Mentre la giovane donna intratteneva in cucina la padrona di casa, la sua complice, Angela Rasizza Scalora, si intrufolava nell’appartamento e lo razziava, portando via soldi e gioielli, tra cui un prezioso orologio d’oro. In strada li aspettava il terzo complice, Antonino Fiasché, marito di Maria Bono, a bordo della sua Volkswagen Polo, con la quale i tre avevano momentaneamente fatto perdere le loro tracce. Ma la fuga era durata poco: la sera stessa i Carabinieri di Donoratico erano riusciti a rintracciare il terzetto ed il quarto componente della banda, Francesco Casella, marito di Angela Scalora. Le due coppie sono state trovate in possesso non solo della merce trafugata nell’appartamento della donna che aveva presentato la denuncia quella stessa mattina, ma di altra numerosa refurtiva, frutto di furti avvenuti nelle ore e nei giorni precedenti dalla banda, specializzata in colpi all’interno degli appartamenti. I Carabinieri avevano quindi sequestrato il maltolto e denunciato a piede libero le tre persone coinvolte nel furto. Ma il giorno dopo, l’epilogo tragico: le due coppie litigano, sia per motivi di spartizione del bottino, sia perché Francesco Casella vorrebbe che la moglie venisse “scagionata” dai complici, che dovrebbero così assumersi tutta la responsabilità dei furti. La lite degenera, appare una pistola: Antonino Fiasché tenta di uccidere l’avversario, sparando 4 colpi contro Francesco Casella. Lo colpisce alla schiena, provocando la lesione dell’uretere di destra e la perforazione con ingresso ed uscita di tre anse del’intestino tenue, alla coscia destra ed alla caviglia sinistra. Soccorso dalla moglie, Casella viene portato all’ospedale di Livorno, dove viene ricoverato in prognosi riservata a seguito delle gravi lesioni riportate. Interrogato dagli inquirenti, racconta di essere stato ferito da alcuni extracomunitari con i quali aveva litigato dopo che questi avevano importunato sua moglie. Una versione poco credibile, smontata completamente dalle intercettazioni telefoniche dei carabinieri, che nel frattempo tenevano sotto stretta osservazione l’intera banda. “Vogliono che io e Antonino ci facciamo arrestare e che scagioniamo Angela”, avrebbe detto al telefono Maria Bono alla suocera raccontando della lite e giustificando così il tentato omicidio. Le accurate indagini hanno portato anche a seguire gli spostamenti dei tre rapinatori, fino al blitz di ieri. Angela Rasizza Scalora è stata arrestata a Collesalvetti, in Toscana, mentre tentava di nascondersi nel suo camper, dove è stata anche trovata altra refurtiva. La donna stava attendendo il coniuge, da poco dimesso dall’ospedale, accompagnato da parenti. I carabinieri di Donoratico, pedinando Francesco Casella dall’uscita del reparto ospedaliero, hanno individuato il luogo in cui si nascondeva la donna ed hanno proceduto all’arresto. Maria Bono ed Antonino Fiasché sono invece stati rintracciati ad Ardea dalla seconda sezione della Squadra Mobile di Livorno e dalla Tenenza dei Carabinieri di Ardea, sub-delegata dal Comando Compagnia di Cecina. Nel corso dell’accurata perquisizione personale e dell’auto con la quale erano arrivati, gli agenti hanno trovato e sequestrato 6.400 euro, oltre a numerosi ulteriori oggetti in oro, argento e pietre preziose, tra cui collane, anelli, bracciali ed orologi, tutti di provenienza furtiva. Nessuno degli indagati svolgeva infatti alcuna attività lavorativa che potesse giustificare il possesso e la detenzione di tali beni.