Appalto mense scolastiche a Pomezia, si apre una nuova “storia”. Dopo l’aggiudicazione della gara per il triennio 2014/2017 all’ATI formata dalle società consorziate “Coop Solidarietà e lavoro” e “Vivenda Spa”, il ricorso al Tar del Lazio dei secondi in graduatoria che aveva congelato l’appalto e la decisione finale del Consiglio di Stato, che invece aveva deciso che si poteva affidare definitivamente, fino alla sua naturale conclusione, il servizio ai vincitori, ecco che nei giorni scorsi la “Innova SpA, in costituenda ATI con la Elior Ristorazione SpA” presenta un “Atto di significazione diffida e messa in mora” nei confronti del Comune, ritenendo che ci siano delle irregolarità
“Premesso che – si legge nella diffida – con determinazione dirigenziale n. 147/DIR8 del 18/12/2015, a firma del Dirigente Settore III Servizi alla Persona del Comune di Pomezia, è stata disposta l’aggiudicazione definitiva della gara in favore dell’ATI “Solidarietà e Lavoro Soc. Coop./Vivenda SpA”, successivamente l’ATI “ELIOR Ristorazione SpA/INNOVA SpA” veniva a conoscenza, a seguito di accesso avvenuto solo in data 18/01/2016, che il Comune di Pomezia in netto contrasto con gli atti di gara, al cui rispetto lo stesso era obbligato, nonché in elusione dell’obbligo di verifica di cui all’art. 48 D.Lgs. 163/2006 s.m.i., aveva affidato il servizio di cui trattasi all’ATI “Solidarietà e Lavoro Soc. Coop./Vivenda SpA” benché quest’ultima difettasse della certificazione antincendio che, la lex specialis, aveva previsto quale requisito di idoneità professionale, integrante in quanto tale, una indispensabile condizione di ammissione alla procedura”.
In pratica, secondo i legali dell’Innova, per poter partecipare alla gara, quelli che poi si sono rivelati i vincitori avevano dichiarato di essere in possesso di un requisito fondamentale che in realtà non avevano.
“Infatti – prosegue la premessa della diffida – ogni ditta avrebbe dovuto dimostrare, pena l’esclusione, il titolo di proprietà, contratto di fitto/comodato o dichiarazione attestante la disponibilità di un centro di cottura principale, con annessa piattaforma alimentare certificata, per la durata dell’intero appalto, allegando copia delle necessarie autorizzazioni Sanitaria, Concessione edilizia o Permesso di costruire, Certificato di Prevenzione Incendi o parere favorevole dei Vigili del Fuoco”, pena “l’esclusione nel caso di offerte “carenti di una o più di una delle dichiarazioni richieste” o “con una o più di una delle dichiarazioni richieste recanti indicazioni errate, insufficienti non pertinenti, non veritiere o comunque non idonee all’accertamento dell’esistenza di fatti, circostanze o requisiti per i quali sono prodotte”. L’ATI “Solidarietà e Lavoro Soc. Coop./Vivenda S.p.A.”, in buona sostanza dichiarava in sede di gara di essere in possesso della prescritta certificazione antincendio e/o comunque dell’equivalente parere dei Vigili del Fuoco, quando invece ne era risultata sprovvista, avendo essa dapprima mancato di produrne copia all’atto della presentazione della domanda di ammissione alla procedura, per poi addirittura omettere di fornire una qualsivoglia attestazione del relativo possesso in sede di controllo dei requisiti”.
L’accusa della Innova è nei confronti del Comune che, “invece di disporre con immediatezza la risoluzione in danno dell’affidamento, si sta limitando a compiere tutta una serie di atti istruttori di carattere amministrativo, che sembrano finalizzati solo a consentire all’ATI “Solidarietà e Lavoro Soc. Coop./Vivenda SpA” di porre in essere qualsiasi intervento idoneo a sanare la propria posizione, circostanza questa ancora più grave ove si consideri che il servizio di cui trattasi è rivolto ad una utenza di bambini e ragazzi e quindi di assoluta peculiarità”.
Solo il 28 gennaio di quest’anno i vincitori dell’appalto producono una documentazione nella quale si attesta che le apparecchiature utilizzate non superano in kw il limite imposto dalla legge oltre il quale è obbligatorio avere la certificazione antincendio.
“E allora come e dove si preparano tutti quei pasti, se le apparecchiature dichiarate sono solo quelle e gli spazi utilizzati, effettivamente, non sono così estesi?”, si chiedono alla Innova, dove ai responsabili qualcosa non torna.
“Da una semplice lettura dell’elencazione degli impianti indicati all’atto della presentazione dell’offerta, vi erano due cuocipasta a parete e due brasiere nel blocco centrale di cottura (il doppio di quelli poi inseriti nella certificazione fornita a gennaio 2016, ndr), che implicano un carico tale da determinare l’obbligo del possesso di CPI. Sarebbe sufficiente che il Comune di Pomezia, sulla base delle attrezzature che l’ATI “Solidarietà e Lavoro Soc. Coop./Vivenda SpA”, ha dichiarato al momento della presentazione dell’offerta (giugno 2014), richieda le fatture ed i documenti di trasporto delle stesse per verificare agevolmente, in quel momento ed in quella data, la presenza effettiva degli impianti e le relative caratteristiche tecniche che avevano comportato da parte dell’ATI “Solidarietà e Lavoro Soc. Coop./Vivenda SpA” la produzione di una dichiarazione non veritiera”.
Quindi, secondo la Innova, o questi macchinari non c’erano neanche prima, e quindi questo avrebbe fato una svolta diversa all’aggiudicazione della gara, oppure, se invece c’erano, era obbligatoria la certificazione antincendio.
“Vogliamo chiarezza – dichiara Gemma Stasi, direttore generale dell’Innova – soprattutto da amministratori che hanno fatto della trasparenza il loro cavallo di battaglia”.
Per questo l’Innova formalmente ha diffidato il Comune “a non procedere con l’ATI “Solidarietà e Lavoro Soc. Coop./Vivenda SpA”, alla sottoscrizione del contratto per lo svolgimento del “Servizio di ristorazione Scolastica per gli Alunni delle Scuole dell’Infanzia e Primarie del Comune di Pomezia periodo Settembre 2014 – Luglio 2017 e a revocare con ogni immediatezza l’attuale affidamento perché illegittimo e “contra legem”, disponendo contestualmente che tale servizio venga posto in esecuzione dall’ATI “ELIOR Ristorazione SpA/INNOVA SpA”, unico soggetto titolato ad espletarlo per quanto fino ad ora emerso”.
Qualora questo non avvenga, avvisano dall’Innova, si “agirà in tutte le sedi civili e penali anche nei confronti dei Dirigenti responsabili che, in costanza di una tale situazione così come qui descritta, non hanno ancora compiuto i propri doveri di ufficio a cui sono obbligati per il ruolo istituzionale che rivestono dandone relativa notizia a tutti gli organismi interessati quali il Ministero dell’Istruzione, l’ANAC, l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, la Corte dei Conti per i profili contabili che la vicenda riveste”.
Insomma, un altro – e probabilmente lungo e spinoso, visto che parliamo di un contratto da circa 7 milioni di euro – capitolo nella vicenda appalti mense a Pomezia, che già nel passato ha fatto parlare anche a livello nazionale.
Servizio mense scolastiche a Pomezia, altre ombre sull’appalto: l’Innova mette in mora il Comune
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