Organizzato da Assoutenti uno sciopero della pasta della durata di una settimana. Com’è ben noto, quest’alimento è senza dubbio uno dei piatti principi di moltissime tavole, nonché emblema di un prodotto tipico e buonissimo della tradizione culinaria italiana. Ora, nel corso di questi mesi alcuni generi alimentari di prima necessità, pasta compresa, hanno subito dei rincari record, causati dall’inflazione e dall’aumento del costo delle materie prime.
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Lo sciopero della pasta
Uno dei prodotti finiti nel novero dei rincari è stato proprio la pasta. In varie città italiane, i suoi prezzi sono aumentati di circa il doppio rispetto a quello indicato dai pastai, ovvero il 2.13 euro al chilogrammo. La decisione del governo di non intervenire sui prezzi, proprio nelle scorse settimane si è tenuta una riunione sul tema di aumenti ed inflazione, ha dato vita alla protesta pocanzi menzionata. La sciopero della pasta indetto da Assoutenti dura una settimana, dal 22 fino al prossimo 30 giugno. In questi sette giorni si invitano gli utenti a boicottare l’acquisto della pasta. Tale tentativo, oltre che per protestare serve anche per capire se il far restare gli scaffali pieni serva, possa essere utile per far scendere i prezzi, come accede spesso in caso di boicottaggio delle merci.
I rincari
Dallo scorso anno fino ad oggi, la pasta è uno degli alimenti che ha subito il maggior rincaro. Infatti, se nel 2022 il prezzo al chilo era di 1.37 euro, quest’anno ha superato quota 2 euro. Attualmente, la media è invece di 2.13 euro al chilo, ben il 25.3% in più. La città maggiormente cara è Ancona, dove un chilo di pasta costa 2.44 euro. La più economica, invece, Cosenza. Ancora, Siena è la città dove si sono registrati più aumenti per il prezzo della pasta. Complessivamente, sono soltanto 12 le province italiane dove il costo è inferiore ai due euro al chilo.
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