Diatriba incredibile in un ospedale di Bologna. Donna perde il bambino per una diagnosi sbagliata: la controparte tratta sul risarcimento.
Bologna, l’ospedale della discordia. In una struttura clinica, tre anni fa, perde la vita una bambina a causa di quello che viene definito “errore umano”. I medici hanno sbagliato la diagnosi: occlusione intestinale scambiata per gastroenterite. La situazione è abbastanza delicata, dato che la bambina ha perso la vita in seguito a quel riscontro.
Il responso, rivelatosi poi fallace, ha portato a un processo che ha stabilito come il risarcimento dovesse essere adeguato alla pericolosità di quanto emerso: i soldi non riportano in vita nessuno, ma sono un modo per mettere la parola fine – facendo Giustizia – alle controversie derivanti da questo lutto inaccettabile per i genitori e in particolare per coloro che volevano bene alla creatura che aveva appena iniziato il proprio percorso di vita.
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L’anno successivo quella madre affranta riesce a rimanere nuovamente incinta. La vita le dà una seconda occasione, ma il dolore per quella perdita inaspettata non passa. Di diverso avviso sono i legali dell’ospedale che chiedono una rimodulazione del risarcimento in quanto la donna “avrebbe dimostrato di poter fare un altro figlio e quindi sarebbe rientrata dallo sconforto per il trauma ricevuto”. Come se una nuova vita potesse cancellare quanto perso a causa di un errore di valutazione.
La reazione della donna è stata incredibile: non riesce a capacitarsi di una richiesta simile, infatti ha dato mandato ai suoi legali di intensificare la controffensiva dopo le accuse già diramate per falso ideologico e omissione di soccorso: 4 indagati sono stati prosciolti, ma un medico e un’infermiera sono ancora sotto processo.