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SAGGESE SOTTO TORCHIO DAL GIP DI CHIAVARI. E MERCOLEDI’ TOCCA AI GIUDICI DI CATANIA

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Si sta svolgendo oggi l’interrogatorio di garanzia di Giuseppe Saggese, l’Amministratore Delegato di Tributi Italia arrestato due giorni far per aver truffato circa 400 Comuni italiani attraverso il servizio di riscossione delle tasse dei cittadini, che – invece che nelle casse comunali, finivano in gran parte nelle tasche del “furbetto di del Tigullio”, così come è stato ribattezzato dopo che la vicenda è venuta alla luce. Nel frattempo, iniziano a trapelare i primi particolari del “metodo Saggese”, che in una decina di anni era riuscito a creare una fonte di guadagno inesauribile per sé stesso ed i suoi amici. Secondo  l’ordinanza di arresto firmata dal gip di Chiavari, si trattava di un vero e proprio “meccanismo infernale” dall’architettura intricatissima che gli consentiva profitti immensi costruiti sui sacrifici della gente. “Una capacità criminale di eccezionale rilevanza”, secondo il magistrato che segue la vicenda. Ma come funzionava questo meccanismo? Saggese fondava delle società, a cui  Tributi Italia conferiva incarichi specifici dietro pagamenti faraonici. I Consigli di Amministrazione di queste particolari società vedevano sempre la presidenza, “casualmente”, degli amici di Saggese: figli di soci, la sua segretaria,  le sue guardie del corpo, le sue domestiche ed i suoi autisti. Queste società servivano per girare da Tributi Italia il denaro riscosso dai cittadini, mascherato da introito per consulenze. In pratica, per farlo andare direttamente in mano a Saggese. Dai riscontri degli inquirenti la IFE, società satellite di Tributi Italia, ha versato oltre 6 milioni di euro per finte consulenze. Ed è solo una delle tante scoperte effettuate dagli investigatori, che hanno lavorato su tutti i 400 Comuni truffati da Tributi Italia e da Saggese. Dure le parole del gip di Chiavari, Fabrizio Garofalo, che giudica il comportamento di Giuseppe Saggese – finalizzato ad un guadagno di circa un milione e mezzo di euro l’anno solo di stipendio – frutto del “disprezzo per la legge, per l’autorità e per i sacrifici di migliaia di persone che avevano pagato i tributi. La pervicacia nell’appropriazione illecita di immense somme di denaro, accompagnata da un contegno volto a nascondersi dietro organi che amministravano la società solo formalmente, sono indici di una capacità criminale di eccezionale rilevanza, di un’indole volta ossessivamente a conseguire illeciti profitti senza sopportarne la responsabilità”. Nessuna crisi di coscienza, insomma, mentre utilizzava ville, macchine di lusso, yacht, telefoni cellulari, e si permetteva pure di affittare un elicottero.

E se anche ci fosse la remota ipotesi che il Liguria il giudice dovesse commuoversi di fronte ai racconti di Saggese, l’ex AD non potrà comunque dormire sonni tranquilli: su di lui sono puntati gli occhi anche della Procura di Catania, che ha chiesto da tempo il rinvio a giudizio per peculato ai danni di 12 Comuni della provincia di Catania e che ha già fissato la prima udienza davanti al gip per il 10 ottobre.

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