Roma. Ha rapinato, aggredito, picchiato e violentato una donna mentre saliva in auto su via Valignano, alla Garbatella, nella serata di venerdì scorso. Ora, gli investigatori impegnati con il caso sono decisi a dare un nome e un volto al ”mostro”, e farlo nel più breve tempo possibile.
Anche perché nel quartiere romano, ormai, il terrore è di casa dopo i fatti avvenuti. Chi è sola per le strade ha inevitabilmente paura, e di certo non si appresta ad uscire dopo il tramonto.
Gli elementi in mano agli inquirenti
Al momento, come riportato anche da il Messaggero, sarebbero due gli elementi che si riveleranno cruciali per le indagini e il lavoro della Polizia: 1. il ritrovamento dell’abitacolo dell’auto di un pezzo dei guanti in lattice indossati dal violentatore, con conseguente estrazione di DNA e impronte – e 2. il rinvenimento di uno smartphone di ultima generazione che non apparteneva alla vittima. Non si tratta certo di elementi di poco conto.
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Il telefono e le ipotesi
A quanto risulta dalle prime ipotesi, il telefono potrebbe essere scivolato involontariamente dalle tasche dell’aggressore mentre cercava di afferrare e bloccare la povera donna che in quel momento cercava di sfuggire ai suoi tentativi di immobilizzazione.
Sulla proprietà dell’oggetto, però, ci sono ancora indagini in corso: bisognerà, infatti, chiarire se il telefono gli appartiene oppure se risulta essere oggetto di furto precedente. Se fosse così, allora si spiegherebbe il motivo per cui l’uomo ”dal giubbotto rosso” – come lo hanno descritto i testimoni – si stesse aggirando per la Garbatella dopo avere messo i guanti. Ora, dunque, tracciare il telefono e i suoi movimenti potrebbe essere un passo importante per le indagini.
Il lavoro della Polizia nel quartiere
Ma prima del verdetto della scientifica, gli agenti di Polizia stanno letteralmente passando in rassegna tutti gli ambienti ”dark” della zona, frequentati da tossicodipendenti e clochard, alla ricerca di qualche altro elemento. Tuttavia, proprio dalle consultazione delle banche dati Afis, con DNA alla mano, potrebbe arrivare una svolta decisiva per il caso.