Sono scese in strada a Roma nel weekend al grido di “basta altre stragi stradali”. Loro sono le mamme che chiedono giustizia per i loro figli morti in modo tragico sulle strade del nostro Paese. E così, sabato 21 maggio, riunite in diverse Associazioni provenienti da tutta Italia si sono date appuntamento nella Capitale per far sentire la propria voce.
Mamme coraggio sfilano a Roma
«Vogliamo giustizia per i nostri figli e lottiamo affinché nessuno debba più perdere la vita sull’asfalto». È stato questo il grido di dolore e l’appello lanciato dalle Mamme Coraggio durante la manifestazione nazionale svoltasi a Roma intitolata “Sulla strada in sicurezza”. Presenti anche le mamme di Luigi Ciaramella, Ciro Modugno e Alessandro Selvaggio, vittime di incidenti stradali per le quali si chiede giustizia.
Spiega Elena Ronzullo, mamma di Luigi e presidente dell’AMCVS:
«Siamo a Roma per fare sapere che le nostre battaglie saranno condotte con coraggio e determinazione. Noi non possiamo fare più nulla per i nostri figli, ma possiamo combattere per evitare altre morti sulla strada. Stiamo lavorando molto accanto ai familiari delle vittime, nelle piazze, nei tribunali, ma la strada è tutta in salita. Dopo 14 anni che lotto per mio figlio, non ho ancora avuto giustizia, ma la verità verrà fuori. Ribadiamo che vivere è un diritto di tutti, ma bere no e sappiamo che l’alcol e la droga hanno provocato molti incidenti mortali. Noi abbiamo trasformato il nostro dolore in lotta per avere giustizia, ma i nostri figli non possiamo più abbracciarli. Ecco perché vogliamo che la legge venga applicata si deve dare l’esempio con le giuste pene, visto che il mezzo di trasporto è un’arma che può distruggere una vita umana in un attimo. A volte ci scontriamo con l’indifferenza delle istituzioni, ma continuiamo a lottare per essere ascoltati».
Le Associazioni presenti
A causa del gran numero di incidenti stradali, i presidenti dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime ODV e dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada, rispettivamente Alberto Pallotti ed Elena Ronzullo, hanno partecipato alla manifestazione di Roma insieme ad altre associazioni: Alfredo Giordani (Rete #Vivistrada), Giuseppe Guccione (Fondazione Luigi Guccione) e Bruno Pietrobono (Associazione Marco Pietrobono Onlus), per ricordare alle Istituzioni e alla comunità che i giovani morti sulle strade non sono semplici casi da archiviare.
La Giustizia che non c’è per le vittime della strada
I partecipanti hanno posto l’attenzione anche sui tempi della giustizia italiana e sulle pene. Su questi punti è intervenuta la mamma di Alessandro Selvaggio, Carolina, che lotta in tribunale dal 2015.
«Siamo condannati all’ergastolo del dolore, mio figlio è morto sette anni fa e finora si sono svolte solo due udienze dopo le archiviazioni. Mio figlio stava lavorando e ha perso il controllo del mezzo che guidava a causa di una strada che non può essere definita tale, tanto era dissestata. La maggior parte delle strade italiane è in pessime condizioni, per questo lottiamo per farci ascoltare dalle Istituzioni. Noi vogliamo giustizia, non vendetta, soprattutto non vogliamo altri morti sulle strade e chiediamo che vengano messe in sicurezza».
Nel corso della manifestazione, ha preso la parola anche Nunzia, la mamma di Ciro Modugno, ucciso da un ubriaco che guidava la sua auto ad altissima velocità. Queste le sue parole:
«E’ pure scappato, lasciando mio figlio senza soccorsi. È stato condannato a 7 anni e 4 mesi. Ma tanto vale la vita di mio figlio? È stato lasciato a terra dopo essere stato investito, questo non è un incidente stradale, è omicidio stradale e come tale deve essere trattato, con pene da scontare in carcere. Voglio giustizia per Ciro, sulla strada le regole devono essere rispettate».
Le mamme e tutti i partecipanti alla manifestazione hanno ringraziato gli organizzatori, a loro si è unito Biagio Ciaramella, vice presidente AUFV e AIFVS e Responsabile A.U.F.V, A.I.F.V.S, A.M.C.V.S. per la Campania, che ha voluto ricordare la presenza delle Associazioni nei vari processi.
«Noi siamo uniti, intenzionati ad ottenere giustizia e diamo voce ai nostri angeli. Ci battiamo e siamo presenti in tutta la penisola. Purtroppo chi uccide rimane libero, per questo lo Stato deve aiutarci a rendere giustizia alle vittime e ad evitare patteggiamenti, riti abbreviati e diminuzione delle pene. Siamo abbastanza soddisfatti per il caso di Ciro, perché al suo investitore è stata irrogata una pena di 7 anni e 4 mesi, ciò deve valere come esempio per gli altri casi. Chi guidava era drogato e non ha rispettato le regole della strada, chiediamo l’ergastolo della patente, perché non ci sembra giusto che chi uccide sulla strada possa tornare a guidare».