Home » Primo Piano » Roma, partorisce in cella da sola e senza medico. Le tutele (mancate) per le detenute in gravidanza

Roma, partorisce in cella da sola e senza medico. Le tutele (mancate) per le detenute in gravidanza

Pubblicato il
Rebibbia

È il 3 settembre scorso quando – dentro il carcere femminile di Rebibbia – una giovane ragazza partorisce. Viene messa al mondo una bambina in una cella, da sola, senza un medico o assistenza sanitaria. 

Questa è la storia di Amra – nome riportato da Repubblica – che ha destato choc e sconforto in chiunque si è imbattuto in questo racconto; emerso anche e soprattutto grazie alla denuncia della Garante dei detenuti di Roma, Gabrielle Stramaccioni

Rebibbia: partorisce sola, in cella, senza medico 

Amra ha 23 anni ed è di origini rom, quando è stata arrestata tutti sapevano fosse incinta. La sua residenza era all’interno del campo rom di Castel Romano, una realtà non distante da Pomezia malmessa e poco collegata con il resto del Lazio. A luglio, la giovane, era stata arrestata per furto e poi trasferita in cella, nonostante il suo stato avanzato di gravidanza. 

La notte del parto – raccontata dalla stessa Amra a Repubblica – è quasi da brividi. La giovane divide la cella con un’altra ragazza rom, anche lei incinta, che in quella notte concitata è stata fondamentale affinché la piccola bambina venisse al mondo. Le acque si rompono all’improvviso, iniziano le contrazioni e le grida d’aiuto. Gli agenti in servizio allertano il medico ma quando riesce a raggiungere la cella il parto è già finito

Amra e la sua piccola sono state poi trasportate al Pertini: dopo qualche giorno di decenza entrambe sono state dichiarate in ottima salute. Qualche giorno fa Amra è tornata in libertà e adesso è in attesa di processo. La ragazza, però, non è l’unica incinta lì a Rebibbia e soprattutto il protocollo per le mamme in carcere che portano avanti una gravidanza è ancora troppo obsoleto. 

Bambini in carcere: le tutele (mancate) per le donne in gravidanza 

Come dimostrano le dichiarazioni di Gabriella Stramaccioni, che torna a parlare “sull’annoso problema dei bambini in carcere e sulle tutele che dovrebbero essere applicate alle donne in gravidanza (come la legge prevede)“. 

La garante delle Carceri di Roma racconta bene, che: “In data 17 agosto ho segnalato alle autorità competenti che in reparto infermeria di Rebibbia Femminile vi erano due ragazze (giudicabili) da poco arrestate in avanzato stato di gravidanza ed avevo indicato la disponibilità di Roma Capitale alla loro accoglienza. L’altro ieri una delle ragazze ha partorito in cella (fortunatamente tutto è andato bene) ed ora è in ospedale”. 

“Deve tornare al nido di Rebibbia o è possibile accoglierla nelle strutture esterne disponibili? Fra poco tempo partorirà anche la seconda mentre una terza ragazza al terzo mese di gravidanza è entrata da due giorni. E se tutto ciò non fosse sufficiente ad una mamma sono stati tolti ( nel senso vero del termine) i due bambini che aveva con lei al nido in seguito ad una relazione della penitenziaria e senza valutazione sulla genitorialità. Con il Garante Regionale stiamo predisponendo un ulteriore sollecito per verificare queste dolorose situazioni, ma certo è che il sistema così non funziona. E provoca trauma ai bambini“. 

 

Impostazioni privacy