L’ultimo in ordine di tempo è stato un bellissimo Minion posizionato sul ponticello del Pigneto. In questo quartiere, da qualche tempo, appaiono vere e proprie opere d’arte ricamate all’uncinetto che vengono poi posizionate lungo vie e piazze della zona.
Tanti i curiosi che si fermano, scattano una foto – oppure si fanno l’immancabile selfie – e soprattutto chiedono informazioni: chi e perché infatti realizza tutto questo? Ne parliamo con l’ideatrice di questo gruppo, chiamato Yarn Bombing Pigneto, Valeria Lupino.
Cos’è lo Yarn Bombing al Pigneto
Scorrendo la pagina Facebook si possono trovare tutti i lavori realizzati e posizionati in vari punti del quartiere. Letteralmente l’espressione Yarn Bombing significa “Bombardamenti di filati“: l’ultima opera, come detto, è stata un Minion, ovvero uno dei celebri protagonisti dell’omonima saga e di quella di “Cattivissimo Me” targati Universal Pictures, posizionata sul ponticello del Pigneto.
“Vittime” della street art con ago e filo sono poi stati anche i tradizionali “nasoni”, cioè le tipiche fontanelle romane adornate con fiori e occhiali da sole, quindi il blitz fuori quartiere a Villa De Sanctis. Al Pigneto invece sono stati posizionati nel corso del tempo gnomi colorati, e altre coperture sparse qui e là lungo le strade; opere che, pur non essendo autorizzate, non deturpano l’arredo urbano ma che anzi contribuiscono a renderlo più vivibile.
L’intervista a Valeria Lupino
Parliamo con Valeria Lupino, ovvero l’ideatrice di questa iniziativa. Ha 47 anni e da gennaio 2021, dopo una breve esperienza con gruppi fuori regione per opere collettive, si dedica allo yarn bombing nel quartiere Pigneto.
“Yarn Bombing Pigneto”, puoi spiegarci la definizione?
“Si tratta di una street art nata a Houston, in Texas, nel 2005 ed ormai diffusa in tutto il mondo e consiste nel ricoprire oggetti con filati colorati per dargli un carattere diverso: in genere si tratta di acrilico al 100% che resiste per lunghi periodi (circa 2 anni) alle intemperie. Come tutte le street art è illegale ma non perseguibile penalmente poiché non rovina l’oggetto sottostante ma lo ricopre, è facilmente rimovibile e non inquina”.
“Il nome del gruppo facebook “Yarn bombing Pigneto l’ho scelto semplicemente unendo il nome della tecnica e quello del quartiere per sottolineare la collocazione del lavoro e magari incuriosire le persone: il gruppo è stato creato fondamentalmente per raccogliere foto delle opere esposte che purtroppo sono andate perse prevalentemente a causa della vandalizzazione. Essendo facilmente rimovibili vivono del rispetto della comunità. Se qualcuno decide di rimuoverle, appropriarsene, distruggerle è impossibile impedirlo”.
Da dove nasce l’idea di creare opere d’arte all’uncinetto e di posizionarle poi all’interno del quartiere?
“In genere la street art è utilizzata per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di un particolare problema ed il mio percorso è iniziato in piena pandemia per manifestare affetto nei confronti degli anziani che stavamo perdendo, dato che l’uncinetto è facilmente riconducibile ai nonni, e come supporto ai bambini in quel difficile periodo di restrizioni: sono un’infermiera pediatrica e madre di 2 figli e tutelare l’emotività dei piccoli era una mia priorità. Contemporaneamente era un invito a non subire anche il degrado urbano: ricoprendo elementi di arredo usurati gli si attribuisce un’energia differente. Abitando al Pigneto, ed essendoci nata, ho deciso di provare ad installare qualcosa che potesse stupire e rallegrare il mio quartiere”.
Qual è stata la prima opera che hai creato?
“Il primo lavoro è stata la copertura di 2 sfere marmoree della scuola elementare Giulio Cesare frequentata da mio figlio. L’ho presentata con un biglietto di accompagnamento cercando una complice, la mia amica Damiana Paoletta, per l’installazione in una umidissima serata di gennaio 2021: da allora nella fase di montaggio è sempre presente e svolge un ruolo fondamentale come P.R. nei confronti dei curiosi aiutandomi fisicamente a mantenere il materiale. Prendendola in giro le dico che siamo come Max Pezzali e Mauro Repetto degli 883. Questo primo progetto è stato modificato in itinere poiché ogni oggetto ricoperto ha caratteristiche geometriche da rispettare che vincolano la tecnica. Le coperture sono state accolte con molto entusiasmo soprattutto dai bambini incentivandomi a continuare nella realizzazione di questa idea: colorare il mondo che mi circonda”.
L’ultima tua creazione è stata il “minion” posizionato sul ponticello del Pigneto che ha ricevuto tantissimi apprezzamenti. Perché secondo te è stato rimosso?
“Sì, la mia ultima creazione è stato il Minion sul ponticello del Pigneto. Per la prima volta ho eseguito l’installazione di domenica pomeriggio in un punto di passaggio invitando qualche amico in più: per l’occasione sono stata aiutata anche da mia figlia e le sue amiche perché contestualmente ho partecipato all’iniziativa di Random act of crochet kindness Italia regalando 40 cuoricini sparsi sulla grata della ferrovia. Il successo è stato determinato dalla scelta del personaggio molto caro ai bambini. Passando molti hanno voluto una foto ricordo, una signora americana ha voluto fotografare con la figlia anche “l’artista”. E’ stata davvero una bella esperienza piena di stupore, supporto e sorrisi”.
“Molto interessanti anche le proiezioni delle persone: il minion è stato politicizzato, decontestualizzato, scambiato per un simpson. Qualcuno mi ha chiesto il motivo della scelta ma la risposta è stata smplicissima: quel blocco di marmo mi ha ricordato la forma di un minion e volevo colorarlo. Fino in tarda serata so di persone che hanno fatto foto felici vicino a questo insolito “amico”…poi durante la notte qualcuno ha deciso che era meglio riportare il ponticello allo stato in cui era prima: per egoismo? Per rabbia? Per necessità (essendo lana magari avrà scaldato qualcuno)? Come dicevo prima sono opere che resistono se la comunità le accetta e le rispetta altrimenti come meteore ne percepiamo il passaggio”.
Qual è il messaggio che intendi mandare con le tue iniziative?
“Con le mie iniziative cerco di dare coraggio alle nuove leve: un mix di cromo e lana terapia per contrastare il degrado che non va subito…semmai affrontato e risolto senza attendere soluzioni dall’alto. È una scelta di educazione responsabile nei confronti della comunità in cui si vive”
Ultima domanda: qual è il tuo prossimo progetto?
“C’è sempre un progetto per il futuro…anche più di uno in realtà. Non svelo nulla per ora perché dovrei avere una collaboratrice. Non sarà grande come il minion ma molto d’impatto e spero gradito dagli abitanti: non mi chiedo quanto durerà ma quanti sorrisi riuscirà a donare nel tempo in cui sarà esposto”.