Roma. A circa un anno dal devastante rogo del Ponte di Ferro, gli investigatori sono con le spalle al muro: verità appena accennate, testimonianze abbozzate e filmati non proprio utili a disposizione.
Intanto, però, l’ipotesi dell’incendio doloso è qualcosa di più di una ipotesi: quasi sicuramente qualcuno ha appiccato l’incendio e innescato le fiamme tuttavia, risalire all’identità del piromane è un’impresa impossibile. Per questo, la Procura ha deciso di archiviare partita a ridosso del 3 ottobre dello scorso anno, come testimoniato anche da la Repubblica.
La concreta ipotesi della Procura
All’inizio, le ipotesi erano altre: i pm avevano pensato che le fiamme fosse divampate dall’accampamento dei clochard che vivono sulle sponde del Tevere. Ma ben presto, quelle ipotesi hanno lasciato spazio ad una verità diversa: qualcuno avrebbe dato fuoco a una baracca e la faccenda sarebbe sfuggita di mano.
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Le testimonianze raccolte e i racconti di quel 3 ottobre
Un passo avanti, in questa direzione investigativa, era stato compiuto ascoltando commercianti, residenti, avventori e passanti, i quali proprio la sera del 3 ottobre scorso si trovavano dalle parti del Ponte di Ferro per partecipare alla manifestazione di Street Food.
Furono proprio i loro racconti a far comprendere che le cause del rogo in questione erano tutt’altro che accidentali. Dunque, i carabinieri iniziarono a pensare che qualcuno potesse aver dato fuoco alla baracca dei clochard che abitano le sponde del Tevere e quindi al Ponte dell’Industria.
Le immagini a disposizione
Anche le immagini a disposizione avevano dato un forte contributo: di fatto, alcune fotografie dimostravano come le fiamme fossero partite dal basso. Parallelamente, poi, le telecamere di videosorveglianza della caserma del Nucleo dei Sommozzatori dei Vigili del fuoco di via del Porto Fluviale avevano catturato, in modo nitido, una sorta di prima scintilla ai piedi dei piloni di cemento del ponte. Infine, ci sarebbe anche un fotogramma che cattura un soggetto mentre si allontana di corsa dalla zona.
L’immagine è eloquente, ma purtroppo è risultata inutile per poter risalire all’identità del presunto piromane. La dinamica ripresa, ad ogni modo, coincide con quanto raccontato da alcuni residenti che hanno testimoniato sulla presenza di un individuo sospetto in quei paraggi che avrebbe appiccato l’incendio.
Indagine da archiviare
Da questo punto di vista, le ipotesi erano diverse: 1. un regolamento di conti tra coloro che vivono sulle sponde del Tevere, 2. oppure qualcuno infastidito dalla presenza dei clochard nella zona. Tutti sono stati interrogati sulla vicenda, alla ricerca continua di testimonianze concrete. Ma, al momento, niente da fare, l’indagine va verso l’archiviazione.