Imbrattata nuovamente la sede di Pro Vita & Famiglia Onlus nel Centro Storico di Roma: è il secondo attacco questo mese.
E’ stata nuovamente imbrattata la sede di Pro Vita & Famiglia Onlus a Roma. L’ultimo episodio avvenuto, a distanza di pochi giorni da un altro attacco vandalico, si è svolto durante la mattinata di ieri. A denunciare l’episodio è stato il portavoce dell’onlus Jacopo Coghe, che in un post su Facebook ha anche menzionato i numerosi danni riportati dal locale che ospita l’associazione su viale Manzoni.
Vandalizzata nuovamente la sede di Pro Vita a Roma
Due attacchi nel giro di dieci giorni. L’ultimo ieri mattina, quando gli attivisti di LGBT Priot Pride hanno preso d’assalto la sede di Pro Vita sotto il Parco di Colle Oppio. Il movimento di estrema sinistra, che ha rivendicato l’azione sui propri profili social, ha vandalizzato la sede dell’onlus con bombolette spray e l’affissione di almeno quindici manifesti all’esterno del locale. Il gruppo militante prima ha manomesso le telecamere dei locali di Pro Vita, oscurandole con vernice rossa e poi utilizzando la stessa per imbrattare le saracinesche.
I manifesti pro Palestina
I militanti di LGBT Priot Pride hanno affisso dei manifesti volgari e provocatori fuori la struttura di Pro Vita. Il materiale affisso rappresentava la Basilica di San Pietro in fiamme, dove sopra la cupola sventolava la bandiera della Palestina. A concludere il manifesto, poi, lo slogan “Queers for Palestine”.
La denuncia di Jacopo Coghe
Jacopo Coghe ha denunciato l’ennesimo atto vandalico alla sede di Pro Vita & Famiglia. Il penultimo attacco avvenne il 20 maggio scorso, quando la stessa sede nel Centro Storico di Roma fu imbrattata con simboli e slogan del movimento transgender. Resta un altro dato importante riguardo le vandalizzazioni di questo spazio: i vandali hanno apportato danni a quest’area per 12 volte negli ultimi tre anni, in una situazione che manifesta un’escalation di violenza politica per ostacolare le attività culturali della stessa onlus capitolina. Un clima d’odio che avrebbe raggiunto il culmine alla fine dello scorso novembre, quando anche un ordigno esplosivo è stato fatto deflagrare nella sede.