Roma. Durante la giornata ai lavori forzati, la sera le violenze e gli abusi. Ogni giorno, dopo l’estenuante lavoro, la piccola pregava affinché il padre non entrasse nella sua cameretta. Era un incubo, ma reale. Un incubo durato 10 lunghi anni, quello in cui ha vissuto una ragazza di origini cinesi che sin dalla sua tenera età era costretta a subire gli abusi da parte del padre. La madre, però, non avrebbe mai fatto obiezioni.
L’incubo a casa: 10 anni torturata e abusata dal padre
Appena l’età lo ha consentito, la ragazza, poi, è stata messa anche a lavoro. Costretta a lavorare 12 ore la giorno, inclusi i fine settimana. E così non poteva neppure studiare, immaginare, crescere. Un incubo interrotto solamente dalla sua fuga da casa, a cui è seguita la denuncia e infine l’intervento della procura. A narrare i fatti, è stata La Repubblica con un pezzo di Andrea Ossino. Adesso la giovane ragazza è al sicuro, la coppia di genitori non può avvicinarsi a lei durante le indagini.
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Lavori forzati e una vita di reclusione
Stando alle ricostruzioni, la vicenda sarebbe emersa solamente lo scorso 23 dicembre, quando la ragazza, che aveva ormai 19 anni e 10 anni di torture già alle spalle, ha bussato finalmente alla porta di un centro anti violenza. Ha raccontato così la sua storia, una storia che le insegnanti avevano già fiutato da qualche tempo, notando gli atteggiamenti della ragazzina. Era sempre più chiusa in sé stessa. Ma le insegnanti non potevano sapere quel che poi le indagini hanno rivelato a poco a poco.
Quella drammatica sera del 2003 e gli abusi
Una vita rinchiusa tra le quattro asfissianti mura del negozio di famiglia, all’interno del quale era costretta a lavorare senza sosta: niente parco, niente amici, niente studio o feste. Una routine serrata che non faceva sconti, neppure il fine settimana. La bambina, anche in quel caso, continuava a lavorare senza sosta. Ma il vero dramma sarebbe arrivato per la prima volta nel 2003, quando il padre entrò per la prima volta nella sua cameretta, abusando di lei. La madre, a quanto pare, avrebbe preferito non guardare e mantenere un silenzio riservato.
La denuncia al centro anti violenza e alla polizia
Una volta giunta al centro anti violenza, dopo quella fuga tanto agognata e disperata, ha denunciato i genitori alla polizia. Ma loro, gli indagati, non sapevano tutto questo. Sapevano solamente che la figlia non era rientrata a casa, denunciandone la scomparsa e allertando addirittura l’ambasciata cinese. Quando gli investigatori hanno bussato alla porta dei genitori, non era per il motivo che si aspettavano. Gli operatori erano giunti in casa loro per notificargli un divieto di avvicinamento alla figlia.