Roma. Il bullismo vi verifica ovunque: a scuola, fuori dalle aule, durante le uscite, e anche in palestra, dentro la vasca di una squadra di pallanuoto, come ci racconta l’ultimo fatto di cronaca riportato anche da Repubblica nelle ultime ore.
Ragazzo di 16 anni vittima del bullismo di compagni e coach
Un ragazzo di 16 anni, alto, robusto e ben allenato, è finito comunque nel mirino di un compagno bullo del club di appartenenza per diversi mesi. Offese, insulti, tutti volti a sminuirlo e a bloccarne l’esuberanza: “Che cazzo ti guardi allo specchio? Tanto là sotto ci sta tutto tranne muscoli”. Queste solamente alcune delle offese che il ragazzo riceveva dai pallavolisti come lui che prendevano parte agli allenamenti. “Alludeva al mio grasso corporeo e ci ho sofferto tanto” – ha detto il 16enne. Poi, seguivano anche i dispetti: oggetti che scomparivano all’improvviso dal suo zaino, per fare un esempio.
La reazione violenta della vittima
“Sono 7 anni che ti alleni e non sei buono nemmeno a tirare una palla” – continua il bullo, un altro tipico sfottò che ad ogni sbaglio era lì pronto a fare la sua comparsa. Alla fine, poi, la vittima non ce l’ha fatta più, ha reagito nel peggiore dei modi, sferrando un pugno al bullo che lo aveva preso di mira, alla fine di uno dei tanti allenamenti e provocandogli una frattura al naso. Da qui, ne è scaturita una punizione: sospeso per 15 giorni, e una denuncia per lesioni da parte del suo compagno. A sua volta, la vittima degli sfottò ha sporto una querela per violenza privata ai carabinieri in cui ha raccontato il suo calvario subito da mesi e mesi di torture psicologiche.
Anche il coach, complice del bullismo
Ora, il ragazzo rimane per lo più a casa, senza voglia di uscire, di avere contatto con altri ragazzi. Nella sua denuncia ha fatto anche i nomi dei coach che non avrebbero fatto nulla durante gli sfottò e il bullismo continui. “Frasi sminuenti, dispetti, umiliazioni che in me hanno ingenerato un forte disagio. La pallanuoto è la cosa che amo di più al mondo”. “Ero teso ma concentrato a dare il massimo, ero uno dei più piccoli a giocare”, continua nella sua denuncia. “L’allenatore però a ogni mio piccolo sbaglio invece di correggermi mi prendeva in giro davanti ai miei compagni e io mi sono vergognato tantissimo”, ha spiegato ai carabinieri. “Sei incapace, sei molliccio”, sarebbero state le parole dell’allenatore, resosi così complice delle violenze psicologiche. Agli altri compagni, invece, non avrebbe detto nulla anche se avessero sbagliato.
Nessuna voglia di uscire e socializzare
Il 16enne da quel giorno in cui tutto questo ha raggiunto il suo climax si è chiuso in casa, non vuole più andare a scuola né avere altre interazioni con i ragazzi, gli amici, o farsene dei nuovi. “È una sconfitta per noi adulti che dovremmo insegnare il rispetto e nell’ambito sportivo il coach dovrebbe promuovere il lavoro di squadra. Lui l’ha ridicolizzato davanti a tutti in una partita che per mio figlio era importante. La società non è mai intervenuta e nessuno mi ha mai contattato. Un giorno è tornato a casa con un livido sul petto e ho pensato che rientrava un po’ nella vita di uno sportivo che si scontra con gli altri compagni negli allenamenti. Invece nell’ultimo anno gli episodi sono stati continui”.