E’ stato ufficializzato il piano per riaccendere i termosifoni in Italia, con le date che verranno indicate per ogni singola Regione del nostro Paese. Con le conseguenze della guerra in Ucraina, l’ex Ministro alla Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, valutò un piano per far risparmiare il gas allo Stivale. La stretta era partita già dal mese di ottobre, ma ora, con l’avvicinarsi di Natale, il freddo dentro alle nostre case torna a farsi sentire.
Riaccesi i riscaldamenti in Italia
Quest’anno per usare i termosifoni dentro casa bisogna aspettare più del solito. A settembre l’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha varato un piano per risparmiare energia. A questo, ora, si sono sommate le ordinanze di vari sindaci che hanno ritardato ulteriormente la data di accensione per utilizzare ancor meno gas, sfruttando le temperature medie fino all’inizio di novembre decisamente più alte rispetto alla media stagionale.
Con le regole varate da Cingolani e confermate dall’attuale ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, i riscaldamenti possono essere accesi nella abitazioni 15 giorni in meno: 7 in ingresso e 8 in uscita. Prima del 22 ottobre, così, anche in diverse zone fredde d’Italia, non si sono potuti usare i termosifoni. Non solo: oltre a un temperatura massima di 19 gradi in casa (con due gradi in più o in meno di tolleranza), si potrà tenere acceso l’impianto per un’ora in meno al giorno.
Il Regolamento del ministero, attuato da un apposito decreto di Cingolani del 7 ottobre, serve per “realizzare da subito risparmi utili a livello europeo a prepararsi a eventuali interruzioni delle forniture di gas dalla Russia”. L’obiettivo è ambizioso: risparmiare fino a 5,3 miliardi di metri cubi di gas, per non farsi trovare impreparati ad eventuali nuovi shock sulle forniture di metano dalla Russia e ai conseguenti obblighi di risparmio energetico dall’Ue (per ora siamo solo al Piano volontario).
Quanto si risparmia coi riscaldamenti ridotti?
Di questi 2,1 massimizzando la produzione di energia elettrica da combustibili diversi dal metano e 3,2 connessi al contenimento del riscaldamento. Secondo Enea, però, la stretta governativa sui riscaldamenti vale un risparmio di 178,63 euro sulla bolletta annuale. Se a questo si aggiungono i comportamenti di riduzione dei consumi suggeriti dal piano predisposto dal ministero si aggiungono altri 428.75 euro: in totale un risparmio possibile, in grado di compensare e in alcuni casi di annullare i rincari in bolletta, che vale 607,58 euro.
Quest’anno si posticiperà la data di inizio dei riscaldamenti di 8 giorni e si anticiperà quella di fine di 7. Orientativamente, quindi, a seconda delle aree: tra la metà di ottobre e l’inizio di dicembre in ingresso e tra la metà di marzo e l’inizio di aprile in uscita. Le regole per il funzionamento degli impianti di riscaldamento scatteranno entro la fine del mese, con un apposito decreto del ministro della Transizione ecologica, che modificherà la regolamentazione vigente su temperatura e orario di accensione invernale.
La divisione in sei zone per la riaccensione dei riscaldamenti
L’impatto delle misure, come detto, non è lo stesso in tutto il Paese, ma cambia in base a sei zone climatiche in cui è stato diviso il territorio italiano. A stabilire la divisione è un vecchio decreto del presidente della Repubblica del 1993, che istituisce zone dalla A alla F in base al clima medio registrato, non considerando la latitudine. Per inserire un territorio in una singola zona si usa un coefficiente di calcolo gradi-giorno, misurando la differenza di temperatura media tra ambienti esterni ed interni.
Secondo il piano Cingolani i giorni di accensione dei termosifoni, nelle varie Aree del Paese, saranno i seguenti: Zona A (5 ore giornaliere dall’8 dicembre al 7 marzo), Zona B (7 ore giornaliere dall’8 dicembre al 23 marzo), Zona C (9 ore giornaliere dal 22 novembre al 23 marzo), Zona D (11 ore giornaliere dall’8 novembre al 7 aprile), Zona E (13 ore giornaliere dal 22 ottobre al 7 aprile), Zona F (nessuna limitazione). Vediamo ogni zona a quali regioni e città corrisponde.
La divisione in zone per i termosifoni
A non essere coinvolti dalle restrizioni, quindi, sono i territori della zona F (comuni con gradi-giorno superiori a 3000). Sono tutti quelli lungo l’arco alpino (come Bolzano, Aosta, Belluno, Sondrio, ma anche alcuni municipi in provincia di Bergamo e Varese) e alcuni dell’Appennino (come l’area del reatino). All’opposto nella zona A (comuni con gradi-giorno inferiori a 600), varranno le restrizioni maggiori. Si tratta di: Lampedusa e Linosa e altre aree della Sicilia come Porto Empedocle.
La zona B (coefficiente tra 600 e 900) coinvolge Sicilia e Calabria, con le province di Agrigento, Catania, Palermo, Reggio Calabria, Siracusa e Trapani. La zona C, invece, che ha il coefficiente tra 901 e 1400, riguarda Sardegna e aree del Centro-Sud: ci sono i centri della fascia adriatica del Nord, ma anche le province di Cagliari, Cosenza, Napoli, Bari, Salerno, Oristano e Taranto. Quanto alla zona D (coefficiente tra 1401 e 2100), ad essere coinvolta è la maggior parte del Centro Italia, con alcune eccezioni a Nord e Sud. Ci sono, tra le altre, le province di Firenze, Pisa, Livorno, Siena, ma anche Genova, Vibo Valentia, Avellino e Caltanissetta.
Ma è la zona E (coefficiente tra 2101 e 3000) che coinvolge in assoluto più territori (sostanzialmente tutto il Nord e gran parte del Centro appenninico). Qui troviamo: Bologna, L’Aquila, Venezia, Trieste, Verona, Bergamo, Parma, Perugia, Potenza, Arezzo, Bolzano, Alessandria, Padova e Udine.
Le eccezioni di Milano, Bologna e Torino
Come detto, però, viste le temperature più alte delle medie stagionali, alcuni comuni hanno deciso di derogare rispetto al piano con un’accensione dei riscaldamenti ulteriormente ritardata. Si tratta ad esempio di Milano, dove il sindaco Beppe Sala ha deciso di partire dal 3 novembre, mentre la riaccensione negli uffici comunali avverrà solo da lunedì 7 novembre. Anche a Torino si è partiti solo il 3 novembre, con accensione per massimo dieci ore al giorno per tutto il mese. La stessa data è stata scelta a Mantova, Brescia e Voghera, mentre a Pavia si parte da oggi, 4 novembre. E ancora, a Bologna, dopo diversi rinvii, si partirà il 7 novembre. A Ravenna, quindi, l’accensione è slittata al 6 novembre, a Modena e Rimini al 7.
La situazione a Roma
A Roma, invece, si partirà ora, 14 novembre, come stabilito dal primo cittadino Roberto Gualtieri visto il rapido abbassarsi delle temperature, dopo un ottobre caldo. Fino al 21 novembre, però, i termosifoni si potranno accendere solo per 4 ore al giorno tra le 5 e le 23: questo perché a inizio mese era stata prevista la sola data del 21 novembre e non si vuole sprecare troppo gas, opzione che vanificherebbe tutti gli sforzi di risparmio portati avanti finora. Dal 21 del mese e fino al prossimo 7 aprile, poi, i termosifoni si potranno accendere per 11 ore giornaliere.
Le proroghe stabilite dai sindaci non hanno effetto su diverse strutture, dove i termosifoni si possono accendere anche prima della data stabilita. Vale ad esempio per cliniche, ospedali, case di cura, scuole e alcune attività artigianali o industriali che necessitano di macchinari specifici per conservare o produrre.
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